CLASS ACTION - Uber paga, vincono gli autisti. Tutto nasce da due class action avviate negli Stati Uniti (una in California, l’altra in Massachusetts) contro l’app del “taxi alternativo”: le azioni legali erano state intraprese da 385.000 driver, che puntavano a farsi riconoscere lo status di lavoratori dipendenti. Per scongiurare il pericolo, la società californiana verserà, a ogni autista, un minimo di 150 dollari (ma, per chi abbia percorso almeno 40.000 km con un passeggero a bordo, la somma sale a 8.000 dollari). Un accordo extragiudiziale, al di fuori delle aule dei tribunali, che dovrà essere accettato e approvato in sede giudiziale. In base al quale Uber (soldi a parte) ha dovuto accettare di ridurre le forme di controllo sui lavoratori, come l’obbligo di accettare tutte le chiamate; in cambio, però, non garantirà le ferie né le indennità di malattia. Tuttavia, come nota sulle pagine del Corriere della Sera il giuslavorista Valerio De Stefano dell’Università Bocconi, i sistemi di controllo e valutazione degli autisti rimangono in piedi: Uber mantiene un rilevante potere di monitoraggio e gestione della forza lavoro. Non è dato sapere se l’accordo, che vale al momento solo per gli Usa, verrà poi esteso ad altri Paesi.
SEMPRE AUTONOMI - Gli autisti, come spiegano sulla testata digitale indipendente Linkiesta lo stesso Valerio De Stefano e Antonio Aloisi, membro del Gabinetto del ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, rimangono lavoratori autonomi, e Uber ha reso pubblica la policy di disattivazione degli account, finora confidenziale: i driver (prestatori di un servizio) potranno conoscere le ragioni in base a cui il loro rapporto verrà sospeso. Uber inaugurerà “comitati di pari” che passeranno in rassegna i casi (a oggi inappellabili) di disattivazione. E offre la propria disponibilità a sostenere gli autisti nella creazione di associazioni tra colleghi: “rappresentanze” sostenute con le risorse della società e ascoltate trimestralmente per raccogliere lamentele e disegnare progetti di miglioramento. Non ultimo, le berline nere di Uber potranno finalmente dotarsi di cartelli che sollecitino le mance. Tanto che, sempre dalle colonne del Corriere della Sera, il giornalista economico Massimo Sideri arriva a parlare di sindacato: un precedente storico nella sharing economy, l’economia delle cose condivise.