CIAK, AZIONE - Stefano Accorsi (nella foto qui sotto) non è nuovo ad indossare tuta e casco da pilota. Ma una cosa è farlo nelle vesti del protagonista del film “Veloce come il vento” (che gli è valso anche il David di Donatello), ben altro affare è farlo sul serio in una gara vera di un campionato molto combattuto come il TCR italiano. Al volante di una Peugeot 308 della Peugeot Sport Italia, gestita dal team Arduini Corse l’attore bolognese se l’è vista con piloti di esperienza e che non erano certo disposti a concedergli nulla in virtù della sua fama e della sua simpatia. Siamo stati con lui in questi due giorni di qualifiche e gara, pronti a scendere in pista a nostra volta nella seconda manche, quella di domenica 7 maggio. Le giornate di Adria sono state precedute per Stefano da un corso intensivo di pilotaggio a fianco del pilota veterano Massimo Arduini, titolare dell’omonima scuderia e compagno di squadra di Accorsi per la gara di Adria e per altre tappe del campionato. A partire da quella di Misano Adriatico, in programma all’inizio di giugno. La conoscenza con la vettura è proseguita nell’autodromo di Adria dove al fattore velocità si è aggiunta l’incognita degli avversari.
COLPO DI SCENA - Nei turni di prove libere del venerdì e nelle qualifiche del sabato mattina Stefano Accorsi ha visto via via scendere i proprio tempi. Certo, non aveva ambizioni di vittoria, ma per un pilota la prima sfida è quella con sé stessi. E Accorsi non ha fatto eccezione. Indossati tuta e casco si è concentrato nella propria parte e mentre nella giornata di venerdì il suo miglior tempo è stato 1:27.739, nelle qualifiche di sabato mattina è sceso a 1:25.850 proprio nell’ultimo dei suoi dieci giri, dopo una serie di tempi in continua discesa. Le premesse per far bene in gara c’erano tutti, ma come nel migliore dei film, non è mancato il colpo di scena: la pioggia. Circa un’ora prima della partenza, infatti sull’autodromo di Adria ha iniziato a piovere incessantemente, tanto che il via della gara è stato dato dietro la safety car, che è rimasta dentro un paio di giri. Poi si sono “aperte le danze”. I tempi si sono alzati per tutti, ma soprattutto per chi è al debutto le cose diventano difficili. Accorsi è stato bravo a terminare la gara, portando la sua Peugeot 308 sul terzo gradino del podio nella categoria TCT (nella classifica assoluta, invece, si è piazzato dodicesimo su 15 partenti), tra l’altro controllandola in una spettacolare sbandata che rischiava di compromettere il risultato. Ecco i suoi commenti dopo la premiazione…
Stefano, complimenti per il tuo debutto, in cui non è mancano proprio nulla. Come ti senti?
In queste condizioni arrivare in fondo alla gara era il mio primo obbiettivo: la visibilità era pressoché nulla, come l’aderenza. E non potevo più utilizzare tutti i parametri che avevo cercato di trovare nelle prove. Con le piogge cambiano le traiettorie, le velocità, i punti di frenata. È stato un momento di forte intensità emotiva, soprattutto quando mi sono intraversato, ma sono riuscito a tenere l’auto in pista, col motore acceso e nella giusta direzione.
Nelle prove sull’asciutto i tempi scendevano progressivamente e ti stavi divertendo.
Sì, ho cercato di capire come era la pista. Interessantissimo il confronto con i tecnici e i meccanici del team di Arduini, l’analisi delle telemetrie, e lo scambio di sensazioni con gli altri piloti. È di stimolo vedere tanto le cose che si sbagliano quanto quelle che si fanno bene. Ed è importante prenderne coscienza. Ero contento di come andavano i tempi. Pur sapendo che in gara dovevo migliorare ancora soprattutto nel terzo settore della pista. Dove concentrarmi su quello. Invece… siamo “andati in barca”.
Non è che ci hai preso così tanto gusto, che da grande vorrai fare il pilota?
Faccio già un mestiere che sognavo fin da piccolo e che amo molto. E, tra l’altro, come attore e regista sto prendendo nuove direzioni. Resta il fatto che a me le auto sono sempre piaciute. È stato quindi un privilegio poter guidare la Peugeot 308 in una gara vera, vivere l’esperienza col team e gli altri piloti. Un’esperienza che rinnoverò a partire dalla gara di Misano a giugno. Però la passione per il mio lavoro ha radici profonde, che risalgono a quando avevo sei anni…
Hai trovato delle similitudini nelle emozioni che dà il motorsport e quelle del cinema o del teatro?
Direi nel mondo del teatro. Sicuramente quando entri in scena e sai che devi portare fino in fondo lo spettacolo. Lo hai provato più volte, e magari hai fatto anche la prova generale. Ma poi viene il momento della prima. E lì c’è il pubblico… E un attimo prima di cominciare magari pensi “Ma chi me lo ha fatto fare…”. Poi però incominci e fai quei tre metri che dividono la quinta dalla scena. Ed è come accendere il quadro dell’auto: smetti di pensare, e vai. E come nel teatro la durata dell’impegno fisico e mentale è notevole. Fai i conti col caldo, la stanchezza e la concentrazione. Nel cinema, invece, è un po’ diverso. Ma per alcune scene lunghe è importante che sia “buona la prima”.
Nel film “Veloce come il vento” hai già parlato di corse. Qui hai trovato qualche nuovo spunto?
Sicuramente è interessante parlare della passione che si respira in questo mondo. A tutti i livelli. Si lavora tanto, come nel mondo del cinema. Si lavora anche 14-15 ore al giorno, perché tutto deve essere perfetto. È entusiasmante vedere persone così appassionate, che magari studiano come guadagnare centimetri di pista in una curva. Ritrovo molto lo spirito di quando abbiamo girato “Veloce come il vento”. Ma viverlo sul serio resta comunque un’emozione unica.
Riparti da Adria con una coppa, tante emozioni e…
…e una grande storia da raccontare ai miei figli.