C’È CHI DICE NO - C’è solo la sentenza, perché le motivazioni verranno depositate solamente fra qualche settimana, ma le polemiche già divampano. Parliamo della decisione con la quale, mercoledì 11 marzo, la Cassazione ha rimandato alla Corte d’appello la condanna a 21 anni inflitta a Ilir Beti, l’albanese che, la notte del 13 agosto 2011, ha ucciso quattro ragazzi francesi guidando in stato d’ebbrezza contromano per 30 chilometri sull’autostrada A26 (
nella foto del
Secolo XIX l'Audi Q7 dell'imputato). Particolarmente critiche, contro questa sentenza, le associazioni Aifvs (vittime della strada) e Asaps (polizia stradale), che chiedevano invece la conferma di pene più severe nei confronti del guidatore.
I FATTI - In due parole, la Cassazione non ha ritenuto configurabile l’omicidio volontario: la condanna della Corte d’appello dovrà restare nell’ambito dell’omicidio colposo (dovuto invece a imprudenza, o a imperizia, ma non a una precisa intenzionalità), reso comunque più grave dalla circostanza della guida sotto l’effetto di alcol. Se ne capirà di più leggendo le motivazioni; per ora, la Cassazione pare avere respinto l’ipotesi più grave per mancanza di prove. Secondo l’accusa, il guidatore voleva impressionare la ragazza che era in auto con lui dandole prova della sua abilità di guida, e facendolo a tutti i costi, anche sotto l’effetto di alcol, pur sapendo che in questo modo si sarebbe trasformato in un pericolo pubblico, una mina vagante potenzialmente assassina. Una tesi respinta però dalla Cassazione, come richiesto dall’avvocato della difesa, Franco Coppi: “Diverso sarebbe stato se un rapinatore avesse travolto qualcuno mentre era inseguito dalle forze dell’ordine. O se lo stesso Beti si fosse prefisso di arrivare a ogni costo in un certo luogo a una determinata ora”.
DOV’È L’OMICIDIO STRADALE? - Una soluzione potrebbe arrivare con l’introduzione del nuovo reato di omicidio stradale (giudicabile, di fatto, come “quasi volontario”), che prevede pene più dure per con chi l’automobile uccide in stato alterato da alcol o droga: se ne parla dal 2010, senza risultati. Chissà se questa sentenza spingerà il parlamento a prendere di nuovo in esame il disegno legge sull’omicidio stradale, o se rappresenterà la pietra tombale su quel progetto…