SOCIAL A RISCHIO - Le parole vanno sempre pesate bene, ma ancora di più quando si “parla” sui social network, e ancor di più negli USA quando si tratta di questioni attinenti le aziende quotate in Borsa. Ciò specialmente se ci si è impegnati a star zitti o a sottoporre alle autorità ciò che si vuole dire con le poche parole di un lancio su Twitter. Lo testimonia ciò che sta succedendo a Elon Musk, il vulcanico creatore della Tesla che sta rischiando grosso con la giustizia americana. La SEC (autorità statunitense di controllo sulla Borsa, cioè l’equivalente della nostra Consob) ha chiesto alla magistratura inquirente di indagare Musk perché non ha rispettato l’impegno preso proprio con i giudici a non fare interventi (o di chiedere il permesso preventivo) sull’andamento della Tesla. Tale impegno gli era stato imposto contemporaneamente alla rimozione dalla carica di presidente e assieme a una pesante multa finanziaria.
I NUMERI DI PRODUZIONE - Musk invece pochi giorni fa ha “twittato” che nel 2019 la Tesla produrrà circa 500.000 vetture. Ciò mentre le previsioni sono di 400.000. La SEC è intervenuta ricordando l’impegno al silenzio assunto da Mister Tesla e appunto chiedendo al procuratore federale di indagare l’uomo d’affari per oltraggio alla Corte, in quanto non ha rispettato l’impegno con essa preso. Immediatamente la Borsa ha accusato il colpo con il titolo Tesla che ha perso il 4%. Musk dal canto suo ha precisato che intendeva dire che il ritmo produttivo attuale è da un potenziale produzione di 500 mila unità, ma che le vetture prodotte quest’anno saranno 400 mila vetture.
L’ORIGINE IN UN ALTRO TWEET - All’origine di queste pesanti sanzioni c’era stata una sua “esternazione” sui social che induceva a credere che la Tesla sarebbe uscita dalla Borsa e che c’erano potenti investitori pronti a entrare nella società. Con tale intervento le azioni avevano subito una impennata, poi rientrata drasticamente quando l’ipotesi si era rivelata del tutto infondata, ma probabilmente solo una manovra dell’imprenditore.