TUTTE LE SETTIMANE - Ogni martedì, alle 21.10, su Sky Uno HD (canale 105 e 108) va in onda una nuova puntata della prima edizione di TopGear Italia. Lo show riprende l’impostazione di quello della BBC, che si distingue per il modo originale e dissacrante con cui racconta la passione per l’automobile. Nata nel 1977 (ma l’attuale format è del 2001), TopGear è diffusa in 212 nazioni e conta non meno di 350 milioni di telespettatori. Per la versione italiana è stato realizzato uno studio nell’aeroporto di Cerrione (vicino a Biella), la cui pista viene utilizzata per le prove. A condurre le puntate, insieme al misterioso pilota mascherato Stig, sono tre personaggi diversissimi fra loro: il 48enne Joe Bastianich, vero guru della ristorazione e grande appassionato di motori; il 50enne Guido Meda, a capo della direzione motori di Sky e vice direttore di Sky Sport; e il 29enne Davide Valsecchi, una bella carriera sportiva culminata con il titolo nella GP2 nel 2012, oggi impegnato nella Blancpain GT Series nella quale corre per la Lamborghini con la Huracán GT3. Ma ecco che cosa ci hanno raccontato Meda e Valsecchi...
Come siete arrivati a TopGear?
“Boh, non lo so”, risponde Guido. “Io sono arrivato a Sky per fare altro. E poco dopo che ero qui mi hanno detto che avevano comprato il format di TopGear ed io gli sembravo perfetto per farlo. Del resto io me lo sognavo da una vita. Da grande avrei voluto proprio fare quello”. Per Davide, invece, le cose sono andate diversamente: “Raccomandato?” afferma con decisione. “No, troppo facile, anche se è la prima cosa che verrebbe in mente vista la mia collaborazione con Sky come commentatore della Formula 1. Invece a TopGear ci sono arrivato con tanti e sudati casting. Un po’ per gioco, un po’ per curiosità mi sono gettato nella mischia per poi rendermi conto che tutto quanto mi veniva richiesto nei provini io, semplicemente, non lo sapevo fare! In lizza per la trasmissione c’erano professionisti della TV, gente dello spettacolo, insomma chi, a differenza di me, è del mestiere. Però, alla fine, hanno scelto me”.
Come mai hanno scelto te? Solo fortuna? Hanno visto in te del talento?
“Voglio sperare” risponde Guido sorridendo “che abbiano visto del talento, una predisposizione. Immagino che non mi abbiano scelto tirando i dadi. La mia passione per i motori è abbastanza nota, in più forse hanno colto una certa versatilità nel passare dai discorsi seri a quelli più leggeri. TopGear richiede entrambe le cose”. “Chissà…”, incalza sibillino Davide, “ma una cosa posso dirla: ho TopGear “dentro”. Quelle prove così assurde che rendono così divertente la trasmissione, mi ricordano quando a 14 anni con un amico ci sfidavamo con una Fiat Uno e una Seat Marbella in improvvisate piste in aperta campagna”.
Perché i lettori di alVolante dovrebbere guardare TopGear in TV?
Risponde Guido: “Perché è un’ora di divertimento. Perché ci sono tre uomini che giocano con le macchine, che provano le macchine. Perché è TopGear. Se invece lo devono guardare per paragonarci agli inglesi e sottoporci a confronti, allora meglio che non me lo dicano. È un po’ sciocco pretendere da noi che abbiamo appena cominciato il funzionamento degli inglesi dopo 20 anni di esperienza!”. “Concordo pienamente”, fa eco Davide. “Questo show d’intrattenimento è rivoluzionario, perché sa emozionare con sfide fra supercar, ma anche far ridere con esperimenti folli. Mi viene in mente l’avventura nel deserto del Marocco. Io e l’operatore TV siamo stati letteralmente abbandonati in mezzo al deserto con un unico strumento per comunicare col mondo: un trasmettitore che indicava la nostra posizione. Captato il segnale, Joe Bastianich e Guido Meda avrebbero dovuto trovarci e riportarci a casa in 24 ore. Beh, ci sono voluti tre giorni ed eravamo rimasti senza acqua né cibo…. Un’esperienza assurda, difficile, che mai avrei pensato di affrontare di mia iniziativa, ed è una di quelle cose che, penso, il pubblico cerca in TopGear”.
Come sono i tuoi compagni di avventura?
Guido non ha dubbi: “Amici. Siamo diversissimi, possiamo essere durissimi l'uno con l'altro senza che nessuno dei tre si offenda. E questo vuol dire essere amici. Quando abbiamo cominciato non sapevamo di essere così. Era un’incognita, ma è stato bello scoprire la complicità. Era fondamentale per la riuscita del programma”. Davide ride e risponde con una provocazione: “Joe Bastianich e Guido Meda? Mi hanno trattato malissimo, come fossi un nipotino pestifero, del resto loro sono due affermati professionisti più vecchi di me. Allora, per vendicarmi, quando c’era da guidare io andavo più veloce e meglio di loro, apposta per farli sentire inadeguati. Ma, non fraintendete, lo spirito è sempre quello di TopGear: scherzoso. Ho visto Joe e Guido fare cose senza senso, per puro divertimento, come se fossero due bambini. Fantastico!”.
La cosa più difficile che hai affrontato per la trasmissione?
“Uhm, difficile?” attacca Guido, che si lascia andare a una confessione: “È stato difficile guidare una Porsche GT3 RS in gara con Stig, nelle strade strette e tra i palazzi abbandonati del vecchio porto di Trieste. Infatti... ho sbattuto”. Ben diversa la risposta di Davide: “La registrazione negli studi. Parlare al microfono davanti allo staff di professionisti della TV al gran completo e lì per fare il loro lavoro con me che non sono un professionista, oltre che di fronte a un folto pubblico che ti guarda e ti ascolta, mi ha creato non pochi imbarazzi. Non è come quando si commenta la Formula 1, dove in studio siamo in due e il pubblico non lo vedi perché è dietro la TV. Insomma, non sarò stato dei più bravi, ma ho fatto del mio meglio”.
E la cosa più divertente?
“Senza dubbio le sfide con le piccole sportive degli anni 80. Sono tornato diciottenne. Ne abbiamo fatte di tutti i colori”, afferma Guido. E sulla stessa lunghezza d’onda è Davide: “Vero, erano auto che circolavano quando io sono nato, ma che non conosco. A me è capitata una simpatica Peugeot 205, con cui mi sono misurato in gare in salita, fra trabocchetti messi in atto dai miei due “soci”, fuoripista e frenate al limite per non distruggere qualche effetto personale messo lì a un palmo dalle gomme della Peugeottina. Mi auguro che i telespettatori si divertano nel vedere cosa abbiamo combinato”.
E Stig, il pilota mascherato, chi è?
Risponde Guido, per entrambi: “Stig non è un pilota mascherato, Stig è Stig e basta. Io non so chi ci sia sotto quel casco e non lo sanno neanche gli altri due. Ma nemmeno ci interessa. E anche se lo sapessi, perché dovrei dirvelo? Però, se avete un milione di euro di budget da darmi, potrei indagare con un po’ più di attenzione per vedere se è davvero una persona. A meno di un milione non mi metto neanche a trattare”.