UN ALTRO NO - Terza puntata della telenovela
UberPop, il servizio “alternativo” di taxi guidati da privati senza licenza: il
tribunale di Milano infligge un nuovo alt, valido per tutta l’Italia. I giudici meneghini avevano già disposto l'inibitoria all'utilizzo del servizio accogliendo il ricorso presentato dalle associazioni di categoria dei tassisti (
qui la news). Uber aveva fatto reclamo contro la decisione chiedendo in prima battuta la sospensione dell'inibitoria, bocciata nei giorni scorsi. Ieri, il tribunale di Milano ha confermato il blocco e l'inibizione del servizio UberPop respingendo il ricorso della multinazionale californiana. Secondo i giudici, UberPop non limita l'inquinamento o la concentrazione del traffico, anche perché la clientela del servizio in mancanza di Uber non si rivolgerebbe ai tassisti, ma preferirebbe utilizzare mezzi di trasporto pubblico di linea, o eventualmente biciclette e citycar.
LE MOTIVAZIONI - Nel provvedimento si parla di ragioni di sicurezza del consumatore che il servizio, permettendo a chiunque di fare il driver anche senza licenza, non garantirebbe. Ai clienti di UberPop, dice il tribunale, non vengono fornite informazioni né sullo stato dell'auto né sulla persona che sarà alla guida: “Il pubblico di Uber è notoriamente giovane”, così diventa "ancora più facile per alcuni approfittare della fiducia ingenuamente riposta nella sicurezza del sistema stesso e nell'affidabilità del conducente". Per i giudici, si è "soliti dire che internet prima o poi smaschera chi ha reso false dichiarazioni, chi non si comporta correttamente, chi non ha un'auto in buone condizioni, chi non sa guidare. Ciò è possibile, ma una simile evidenza sarà trasmessa dalla rete solo dopo che qualcuno sia incorso in una situazione pericolosa". Se qualcuno riporta lesioni, prosegue la sentenza, Uber non risponde in nessun modo, perché non ha un'assicurazione di tipo commerciale.
CE N’È ANCHE PER UBERBLACK - Pure l’app più nota della società americana, UberBlack (gestisce il noleggio con conducente di grandi berline nere), finisce nel mirino del tribunale di Milano: "Lo smartphone non è una rimessa e Uber non è la segretaria che passa le chiamate". Il giudice del tribunale civile Anna Cattaneo ha accolto nei giorni scorsi il ricorso del comune contro una sentenza del giudice di pace, che aveva annullato una multa a un autista del servizio UberBlack per aver "effettuato un servizio di noleggio con conducente senza attenersi alle disposizioni della licenza" in quanto "acquisiva un servizio al di fuori della rimessa". Secondo il giudice, "nel servizio di noleggio con conducente la richiesta di effettuare una determinata prestazione deve pervenire presso la rimessa" e "lo stazionamento dei mezzi deve avvenire all'interno delle rimesse".
UBER NON CI STA - UberBlack, comunque, continua a operare a Roma e a Milano. Per quanto riguarda UberPop (presente a Milano, Genova, Torino e Padova), la multinazionale Usa ribatte alla sentenza del tribunale di Milano che ha stoppato l’attività per concorrenza sleale: “In tutte le sedi, abbiamo cercato di dimostrare che non è così e che, anzi, un'apertura del mercato gioverebbe a tutti, operatori e consumatori. Abbiamo visto l'ennesima interpretazione delle norme di una legge del 1992 che governa ancora il sistema della mobilità italiana. Quelle stesse norme che sia per l'Authority dei trasporti che per quella per il mercato e la concorrenza andrebbero aggiornate anche rispetto alle innovazioni tecnologiche introdotte da applicazioni come la nostra”. A ogni modo, i responsabili della società californiana hanno dichiarato che non smetteranno di lavorare per trovare nuove soluzioni in linea con i suggerimenti delle autorità “e per continuare a offrire alle persone e alle città un'alternativa economica, affidabile e sicura per muoversi. Un'opportunità concreta alle centinaia di driver che hanno sino ad oggi percorso questa strada insieme a noi".