UN RICHIAMO ESPLICITO - Come già aveva fatto l’Autorità dei trasporti a giugno (vedi
qui), il Garante della concorrenza sollecita il legislatore: “Occorre disciplinare al più presto l’attività di trasporto urbano svolta da autisti non professionisti attraverso le piattaforme digitali per smartphone e tablet. Si parla di
Uber e delle app che consentono di accedere a questo servizio, in aggiunta o in alternativa ai taxi e alle auto Ncc (noleggio con conducente)”. L’Antitrust auspica che “il legislatore intervenga con la massima sollecitudine al fine di regolamentare, nel modo meno invasivo possibile, queste nuove forme di trasporto non di linea, in modo da consentire un ampliamento delle modalità di offerta del servizio a vantaggio del consumatore”. Lo sviluppo di queste nuove app e l’adozione di strumenti tecnologici simili da parte delle compagnie di radio-taxi stanno provocando in tutto il mondo complesse questioni d’interferenza con i servizi tradizionali: da qui, la sollecitazione dell’Antitrust a regolamentare il settore per garantire la concorrenza, la sicurezza stradale e l’incolumità dei passeggeri.
UNA (GROSSA) DIFFERENZA - Il Garante fa, comunque, una distinzione non di poco conto. Per UberBlack e UberVan (rispettivamente, con berline fino a quattro posti e minibus o monovolume a cinque), l’Antitrust ribadisce “la legittimità, in assenza di alcuna disciplina normativa, della piattaforma, trattandosi di servizi di trasporto privato non di linea, come riconosciuto anche dal Consiglio di Stato”. Mentre, per quanto riguarda UberPop (il servizio svolto da autisti non professionisti), si richiama all’ordinanza con cui il Tribunale di Milano ha bloccato l’utilizzazione dell’app sul territorio nazionale.