L’APP DELLE POLEMICHE -
Uber, l’app californiana che mette a portata di smartphone il proprio servizio di noleggio con conducente, è sempre al centro delle polemiche: vedi
qui. La più recente delle quali ha a che fare con il disegno legge concorrenza, in discussione al parlamento. Fino a qualche giorno fa, infatti, il ddl includeva una norma precisa: l’abolizione dell’obbligo, per gli autisti Ncc (noleggio con conducente), di riportare la propria auto in una rimessa tra una chiamata e l’altra. Una novità importante, perché avrebbe aperto il mercato a servizi quali Uber (non a UberPop, il taxi guidato da privati senza licenza, vedi news
qui). Invece, questo cavillo è stato stralciato dal ddl. Un tentativo analogo era andato a vuoto nel novembre 2014, ed è probabile che altri ne seguano in futuro, perché è la stessa Autorità dei trasporti a spingere in questa direzione: vedi news
qui.
CAMBIO DELLA GUARDIA - Nel frattempo, la numero uno di Uber in Italia, Benedetta Arese Lucini, ha lasciato il proprio incarico. Al suo posto è subentrato Carlo Tursi, fino a ieri responsabile del quadrante romano. “Il rapporto tra Uber e Benedetta Arese Lucini”, dice l’azienda americana, “si è concluso di comune accordo: le siamo grati per la passione e il contributo che ha dato all’azienda e le auguriamo il meglio per le sue future avventure professionali”. L’ex amministratore delegato di Uber ha svolto nel nostro paese un lavoro delicato, in un contesto molto caldo, dovendo fronteggiare le proteste dei tassisti. L’abbandono della giovanissima manager (31 anni) sarebbe legato al mancato raggiungimento degli obiettivi: sembra che il piano di espansione per l’Italia sia stato completato per meno del 50%, con solo tre città attive (Torino, Milano e Roma) sulle otto previste.
VALORE ALLE STELLE - Ma niente pare scalfire Uber, nonostante le dispute legali in diverse nazioni. L’app californiana ha appena concluso un ennesimo round di finanziamenti che ne fa schizzare la valutazione alla cifra record di 51 miliardi di dollari. Tra gli investitori figurano Google, Jeff Bezos (ceo di Amazon), un fondo di investimenti del Qatar e, pare, anche Microsoft. E se Uber entrasse in Borsa, potrebbero farsi vive anche le banche di investimento.