ALTRO ROUND - Probabilmente la cosa non porrà fine alla querelle sulla legittimità o meno di Uber Pop, ma intanto la società che gestisce il nuovo sistema deve accusare uno stop. Il Tribunale di Milano ha infatti accolto la causa intentata dalle associazioni dei taxisti contro Uber Pop, richiedendo che fosse posto fine all’attività perché si tratta di abusivismo. E ha decretato che fosse bloccata la sezione dedicata a Pop all'interno della app di Uber. Il servizio consentiva, a chiunque dotato di un'auto, di metterla a disposizione come taxi per le chiamate effettuate e pagate attraverso l'apposita app.
NON SONO PICCOLI ABUSIVI - La richiesta delle organizzazioni di categoria dei taxisti è stata accolta riconoscendo che effettivamente Uber Pop costituisce una modo di espletare il servizio di taxi in maniera piena e diffusa senza che chi lo fa abbia le autorizzazioni richieste dalla legge. In particolare il giudice ha motivato la sua decisione con il fatto che l’app di Uber Pop amplifica a dismisura il numero di persone che possono svolgere il servizio, ben al di là di quanti hanno sempre potuto farlo attraverso rapporti diretti.
LA SENTENZA - «Prima dell'introduzione di tale app - argomenta il magistrato nello spiegare l’ordinanza emessa - i soggetti privi di licenza avevano un circoscritto perimetro di attività e di possibilità di contatto con gli utenti, sostanzialmente a livello di contatto personale, mentre Uber Pop permette in tutta evidenza un incremento nemmeno lontanamente paragonabile al numero di soggetti privi di licenza che si dedicano all'attività analoga a quella di un taxi e parallelamente un’analoga maggiore possibilità di contatto con la potenziale utenza, così determinando un vero e proprio salto di qualità nell’incrementare e sviluppare il fenomeno dell’abusivismo».
SENZA ESSERE AUTORIZZATI - Dunque la decisione del Tribunale è chiara nel far rientrare nell’ambito delle attività abusive il fornire un servizio di trasporto a pagamento, che se svolto in maniera episodica ed occasionale può essere ritenuto marginale e non tale da costituire un’attività organizzata vera e propria, ma l’utilizzo di uno strumento come l’app di Uber Pop rende evidente e innegabile che si tratta dello svolgimento di una attività professionale concorrente con quella dei taxisti “ufficiali”.
CONSUMATORI PRO UBER - Sicuramente la questione non si concluderà con la decisione dei giudici milanesi e c’è da attendere quale sarà la risposta di Uber. Intanto le organizzazioni di difesa dei consumatori si sono schierate contro l’ordinanza del Tribunale di Milano, sostenendo che per i consumatori si tratta di un notevole danno economico.