DUE CONSORZI A COORDINARE - Genera economia, crea posti di lavoro, riduce la dipendenza dai combustibili fossili e contribuisce alla riduzione delle emissioni di gas serra e degli inquinanti. L’elenco dei benefici teorici del biometano, il gas naturale di origine biologica, è lungo e ha indotto i potenziali protagonisti del settore a siglare il Protocollo d’intesa della Piattaforma tecnologica nazionale sul (Bio)metano. Un documento sottoscritto nel corso di Ecomondo, la fiera dell’economia sostenibile in corso a Rimini, con l’intento di “valorizzare le soluzioni tecnologiche innovative” per sfruttare appieno le opportunità offerte dal metano “naturale” per alimentare la rete del gas e la mobilità. A coordinare la piattaforma saranno il Cic (Consorzio Italiano Compostatori) e il Cib (Consorzio Italiano Biogas), mentre tra le realtà aderenti ci sono Anigas, Assogasmetano, Confagricoltura, Fise-Assoambiente, Italian Exhibition Group, Legambiente, NGV Italy e Utilitalia.
15.000 NUOVI POSTI DI LAVORO - Secondo i promotori della Piattaforma tecnologica nazionale sul (Bio)metano l’Italia “sarebbe nelle condizioni di raggiungere una produzione di 10 miliardi di m3 di biometano al 2030” arrivando a coprire il 25% del fabbisogno nazionale annuo di gas naturale, il doppio rispetto alla realtà odierna. Inoltre, lo sviluppo del metano biologico consentirebbe di creare 15.000 nuovi posti di lavoro “green” e di consolidare l’economia di diversi settori. Il biometano, infatti, può essere ricavato da sottoprodotti di origine agricola e colture d’integrazione, dalla frazione organica proveniente dalla raccolta differenziata o dai reflui di allevamenti e delle fognature come si sta sperimentando a Milano (qui la news). Comparti che avrebbero vantaggi economici di rilievo con il potenziamento della filiera del biometano.
EMISSIONI IN CALO DEL 97% - Le prospettive illustrate dai promotori dell’iniziativa sono interessanti. Il Cic stima che entro il 2020 si arriverà a raccogliere 8 milioni di tonnellate/anno di rifiuti organici che, se riciclata negli impianti dedicati, porterebbe a produrre 2 milioni di ton./anno di fertilizzante organico e circa 300 milioni di kg/anno di biometano, più che sufficienti ad alimentare le flotte di mezzi destinati alla raccolta di tutti i rifiuti urbani prodotti. Una quantità incrementabile considerando le altre “fonti” per la generazione del gas e che consentirebbe di ottenere notevoli vantaggi in termini ambientali. Secondo i relatori del documento, una vettura alimentata da biometano emetterebbe una quantità di emissioni (5 grammi di C02eq/Km) nel ciclo “dalla fonte alla ruota” pari a quella di un’auto elettrica ricaricata con energia proveniente da fonti rinnovabili. Un abbattimento del 97% rispetto a un analogo modello a benzina al quale si aggiungono i vantaggi in termini di taglio degli inquinanti: -90/95% di polveri fini e -50% di ossidi di azoto rispetto ai veicoli a gasolio.