ANNIVERSARIO - Giusto un anno fa per il gruppo Volkswagen (nella foto la sede principale di Wolfsburg) si apriva il baratro della vicenda Dieselgate. Vicenda che ha determinato il crollo d’immagine dell’azienda, assieme alla necessità di una nuova filosofia aziendale, un nuovo modo di funzionare e tante altre cose. Ma soprattutto lo scandalo ha creato una montagna di impegni finanziari di dimensioni tali da mettere a rischio la stessa sopravvivenza dell’azienda.
CASSANDRE SMENTITE - Di fronte a questa realtà in molti avevano previsto l’insorgere di una profonda sfiducia dei mercati, con relativo crollo delle vendite delle vetture dei marchi del gruppo, Volkswagen e Audi in particolare. Se per molte cose il processo di recupero è stato avviato e sta procedendo, sia pure con alti e bassi (aspetti tecnici per la “correzione” dei motori in questione, l’organizzazione manageriale, le vicende giudiziarie con relativi aspetti economici, lo stesso assetto dell’azionariato e altro ancora) la previsione che si sta rivelando sbagliata è quella della perdita di consensi da parte dei mercati.
NUMERO 1 AL MONDO - In questo anno le statistiche hanno sì messo in evidenza qualche calo, ma sostanzialmente le cause sono state più legate all’andamento generale dei mercati (vedi sud America) che non alla perdita di fiducia da parte del pubblico. Addirittura negli ultimissimi mesi il gruppo Volkswagen si è ritrovato a essere nuovamente il numero 1 al mondo (5,04 milioni di veicoli venduti nei primi sei mesi dell’anno, contro i 5,002 della Toyota), quasi a dispetto della nuova filosofia enunciata dal nuovo amministratore delegato Matthias Müller, che ha più volte affermato che quella di puntare a essere il leader mondiale è stata una scelta sbagliata, e che non è questo che conta.
BUONA TENUTA - Nella situazione in cui si trova la Volkswagen, l’importanza della tenuta delle vendite è enorme: lo scandalo ha creato necessità finanziarie importanti di fronte solo buoni fatturati e una buona redditività possono far sperare di riuscire ad affrontare. E il presupposto indispensabile sono appunto le vendite, che stanno resistendo. Nel mese di agosto le vendite nel mondo il gruppo VW ha venduto 759.400 veicoli, con un aumento del 6,3% nei confronti dell’anno passato. Ciò ha portato il totale venduto nel monto da gennaio a 6,66 milioni, con una crescita del 1,8% rispetto al 2015.
I MERCATI MONDIALI - Il risultato più brillante è stato ottenuto in Cina, dove ad agosto c’è stato un aumento del 19,4% e nel periodo degli otto mesi l’incremento è stato del 9,4%. Ma bene è andato il mercato europeo, aumentato del 3,1%, con 2.783.700 unità consegnate da gennaio ad agosto. In sostanza, il trend del gruppo è positivo nonostante i veri e propri crolli registrati in America Latina (292 mila vendite contro le 392 mila dei primi otto mesi del 2015). E notoriamente, le perdite nell’America del Sud non sono conseguenza dello scandalo Dieselgate ma della situazione economica della regione, Brasile in primis. Negli stessi Stati Uniti, dove il terremoto Dieselgate è nato, le cose non vanno bene,ma senza numeri drammatici. Ad agosto le vendite sono calate del 3,8% (con 54.300 unità), mentre da gennaio ad agosto il calo è del 6,4%. Proprio nei giorni scorsi la Volkswagen America ha avviato un programma di rinnovo dell’offerta volto proprio a recuperare consensi.
INTANTO IL FUTURO SI AVVICINA - Forse però l’aspetto più complicato per la Volkswagen è la coincidenza delle difficoltà dovute allo scandalo (cioè la necessità di destinare decine di miliardi di euro a sanzioni e risarcimenti) con quello che si presenta come un giro di boa dell’industria automobilistica. Sia pure con qualche incertezza nelle prospettive, tutto il settore sta guardando al domani sulla base di nuovi concetti di mobilità, nuovi concetti che comportano grandi investimenti. È il caso della trazione elettrica, della sempre più evoluta tecnologia (sino alla guida autonoma) e delle nuove modalità di impiego dei mezzi di trasporto.
NECESSITÀ DI RINNOVAMENTO - Tutto questo mentre per la Volkswagen si è dimostrata fondamentale l’esigenza di un completo e profondo ripensamento del modo di esistere della società. I capisaldi di queste nuove esigenze vanno dalla revisione dell’organizzazione della struttura produttiva nel mondo (con una visione meno centralizzata e con una nuova distribuzione del potere decisionale) sino alla probabile risistemazione dell’azionariato (il peso della vincolante partecipazione pubblica e di altre specificità derivanti dalla storia particolare della casa). In molti ritengono che la gestione dell’azienda sia come ingabbiata dalla sua attuale struttura societaria e che avrebbe bisogno di una sorta di liberalizzazione.
DIFFICOLTÀ DOPPIE, MA INAGGIRABILI - A un anno dall’esplodere della vicenda Dieselgate, si può allora dire che per la Volkswagen è forse giunto il momento più difficile: quello di compiere non più scelte di emergenza per uscire dalle secche dello scandalo, ma per mettersi sulla rotta giusta per affrontare il futuro, con il doppio obiettivo di superare i danni dello scandalo e attrezzarsi adeguatamente per i nuovi scenari del settore automobilistico. Una bella, duplice sfida.