LA STORIA SCENDE IN PISTA - La scorsa domenica una cinquantina di Alfa Romeo Alfetta GT, in rappresentanza della prima e della seconda serie del modello, si sono date appuntamento per il grande evento che il museo della casa milanese ha organizzato per festeggiare i cinquant’anni di una granturismo che fa ancora battere forte il cuore degli appassionati. Il meeting, quarta data del calendario Backstage con cui ormai da diversi anni il Museo Storico Alfa Romeo mette sotto la lente, raccontandole da angolazioni spesso inedite, le pagine più romantiche e appassionanti della storia del Biscione, ha richiamato tantissimi appassionati da tutta Italia e anche dall’estero. La conferenza di approfondimento è stata preceduta da una vivace parata in pista: una sorta di museo nel museo che, macchina dopo macchina, ha offerto una panoramica a 360 gradi della carriera dell’Alfa Romeo Alfetta GT.
IL RICORDO DI CHI L’HA VISTA NASCERE E CRESCERE - Nata nel 1974 dalla matita di Giorgetto Giugiaro e basata sulla raffinata meccanica transaxle dell’Alfetta berlina, l’Alfa Romeo Alfetta GT ha attraversato da protagonista due decenni, tenendo alta la fiamma del mito della casa milanese in tutto il mondo. “All’epoca, chi la comprava, comprava una macchina da corsa che poteva guidare sulle strade di tutti i giorni - ha ricordato con un’enfasi tutta siciliana Sebastiano Caprì, che a cavallo tra gli anni ’60 e ’70 seguì lo sviluppo dell’auto nel ruolo di collaudatore -. Le Alfa dell’epoca erano la naturale conseguenza della passione e dell’esperienza di tecnici di grande valore che venivano dalle competizioni, come Orazio Satta, Giuseppe Busso, Livio Nicolis. Chi lavorava all’Alfa Romeo metteva l’anima in quello che faceva, e queste auto hanno un’anima”, ha concluso commosso Caprì, tra gli applausi del pubblico.
ANIMA SPORTIVA - Uscita dai cancelli della fabbrica di Arese tra il 1974 e il 1987 in oltre 136.000 esemplari, l’Alfa Romeo Alfetta GT monta lo stesso, grintoso quattro cilindri bialbero a camme in testa con 122 CV dell’Alfetta berlina. La stessa potenza è fornita dal motore 2.0 che, nel 1976, equipaggia la GTV (acronimo che sta per Gran Turismo Veloce), contraddistinta da lievi modifiche di carrozzeria, tra cui i rostri in gomma nei paraurti. Alla basa della gamma, nel frattempo, si inserisce la 1.6 con 109 CV. Nel 1977 sia la filiale tedesca sia il reparto corse dell’Alfa Romeo, l’Autodelta, allestiscono un esemplare da corsa con un motore V8 derivato da quello della Montreal, ma il progetto viene abbandonato in favore del ritorno in Formula 1 del costruttore. Due anni più tardi arriva l’Alfetta GTV Turbodelta, con il 2.0 sovralimentato da un turbo KKK: farà da base alle vettura da corsa con cui Mauro Pregliasco nel 1980 conquista il 5º posto nel Campionato europeo di rally.
PIÙ PLASTICA E PIÙ CAVALLI - Nel 1980 debutta la seconda serie: la plancia perde la caratteristica struttura con il contagiri dietro il volante e il resto della strumentazione al centro e, secondo le mode del periodo, le lame in ferro dei paraurti lasciano il posto ad ampi fascioni di plastica scura. Alla 2.0 con due carburatori a doppio corpo e 131 CV si affianca la GTV6, mossa dal leggendario V6 “Busso” che aveva esordito nel 1979 sotto il cofano dell’Alfa 6. L’ultimo aggiornamento risale al 1983: le fiancate guadagnano protezioni in plastica e gli interni nuovi e più sportivi sedili con originali poggiatesta a retina.