L’11% IN PIÙ - In assenza di incentivi e altre iniziative mirate, l’Italia non sarà in grado di rispettare gli obiettivi che si è prefissata in termini di contenimento delle emissioni di gas serra nel comparto automobilistico: i gas serra generati da tutte le auto in circolazione dovrebbero raggiungere la quota stimata di 49 milioni di tonnellate nel 2030, ma secondo uno studio l’Italia non andrà al di sotto delle 54,5 milioni di tonnellate. A dirlo è una ricerca presentata dall’Automobile Club d’Italia e condotta dal suo centro studi insieme al Consiglio Nazionale delle Ricerche e all’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie.
RINNOVARE IL PARCO CIRCOLANTE - Dall’indagine emerge inoltre che l’Italia continua ad avere un parco di auto circolanti dall’elevata età media: il 35% delle auto sono precedenti alla classe anti-inquinamento Euro 4, obbligatoria dal 1 gennaio 2006, mentre il 60% dei mezzi pubblici rientra ancora nella classe Euro 3 (dal 1 gennaio 2001). La situazione è ancora più grave nelle regioni italiane meno abbienti, dove solo 1 veicolo su 10 è omologato Euro 6, la classe anti-inquinamento oggi in vigore. Questo significa milioni di veicoli sprovvisti dei più moderni sistemi per l’abbattimento delle emissioni, ma anche privi delle ultime dotazioni in fatto di sicurezza, tanto è vero che un veicolo di recente immatricolazione ha quasi il 50% di probabilità in meno di essere coinvolto in un incidente stradale grave.
EMISSIONI NON SOLO SU STRADA - Lo studio invita a considerare le emissioni non soltanto nell’utilizzo su strada, ma in tutte le fasi del ciclo di vita dell’auto, quindi dalla produzione passando per la distribuzione, il trasporto, l’uso, la dismissione e il riuso di alcune sue parti. Questo perché le auto elettriche partono svantaggiate nella produzione, che genera l’82% di anidride carbonica in più di quelle con motore a pistoni, ma recuperano una volta su strada e raggiungono il punto di pareggio dopo circa 45.000 chilometri. Dopo 150.000 chilometri, secondo lo studio, le emissioni di CO2 sono inferiori di almeno il 20% rispetto ad una vettura con motore termico.
IL TEMA DEL FISCO - Lo studio rivela inoltre che le auto con motore a pistoni continueranno ad essere la grande maggioranza nel 2030, quando Aci, Cnr e Enea stima che saranno l’82% di quelle circolanti, a fronte del 10% di ibride e dell’8% di elettriche. Questa stima è senz’altro gradita al fisco, che deve ancora prepararsi all’eventualità di registrare minori incassi dalle accise sui carburanti con la diminuzione delle vendite di auto con motore termico: nel 2018 le accise hanno fruttato 18,474 miliardi di euro.