IPOTESI O MINACCIA - Per la ricostruzione necessaria dopo le distruzioni del terremoto nel Lazio e nelle Marche, c’è stato chi ha paventato l’introduzione di una nuova tassa su benzina e gasolio. L’ipotesi ha avuto autorevoli smentite, come quella del ministro dell’Interno Alfano, ma l’idea continua a circolare, anche perché il ricorso a questa modalità di finanziamento è stato una costante dei purtroppo tanti terremoti che si sono verificati in Italia.
MA QUANTO COSTANO? - Il centro studi della Confartigianato di Mestre ha voluto verificare con i dati statistici che cosa rappresentino le accise “da terremoto”. L’analisi parte dall’elenco di questi interventi. In 48 anni ce ne sono stati cinque, per far fronte ai danni provocati dai terremoti della Valle del Belice (1968), Friuli (1976), Irpinia (1980), Marche-Umbria (1997), Molise-Puglia (2002), Abruzzo (2009) ed Emilia Romagna (2012). Per la precisione, i terremoti che non hanno portato a una specifica accisa ad hoc sono stati quelli delle Marche e dell’Umbria e quello del Molise e della Puglia (2002).
UNA MONTAGNA DI QUATTRINI - I ricercatori della CGIA di Mestre hanno anche censito per così dire la resa di questi balzelli: del prezzo dei carburanti 11 centesimi di euro al litro costituiscono la quota relativa alle accise “terremoti”, che ogni anno fanno attualmente incassare allo stato circa 4 miliardi. Più in generale, da quando sono disponibili le statistiche sui consumi di carburante per autotrazione (1970) al 2015 gli italiani hanno pagato tramite le accise citate la somma di 145 miliardi, che se attualizzati (cioè portati al valore attuale) significano 261 miliardi di euro.
SPESO MENO DELLA METÀ - Si potrebbe dire che il fine di questo sforzo immenso in fondo giustifica il sacrificio. Senonché, quando poi si va a vedere quanto è stato speso per i terremotati, allora si resta più che perplessi. Il Consiglio Nazionale degli Ingegneri ha stimato in 70,4 miliardi di euro nominali (121,6 di euro odierni) il costo complessivo degli interventi di ricostruzione effettuati nelle suddette sette zone terremotate. In sostanza, le accise pagate ammontano a più del doppio di quanto pagato in realtà dai contribuenti-automobilisti. La ricerca mette correttamente in evidenza che soltanto per i più recenti terremoti dell’Aquila e dell’Emilia Romagna il rapporto tra introiti e spese vede queste ultime essere nettamente superiori. In compenso, è anche ricordato che le accise “terremoti” sono state rese permanenti con la Finanziaria 2013.
NON SOLO TERREMOTI - Ma la ricerca della CGIA non si limita ai terremoti. Per sottolineare la necessità di alleggerire il carico fiscale sui carburanti (e pure semplificare i conti) i ricercatori hanno ricordato che nel prezzo dei carburanti sono anche comprese le accise per la guerra di Abissinia del 1935, per la crisi di Suez del 1956, per il disastro del Vajont del 1963 e per l’alluvione di Firenze del 1966 e altro ancora.