CONTI POSITIVI - «Tutti gli obiettivi sono stati raggiunti o superati». In fondo il senso dell’assemblea degli azionisti della Fiat riuniti a Torino è tutto in queste poche parole pronunciate da Sergio Marchionne (nella foto), top manager dei due mondi che sta conducendo la Fiat e la Chrysler, destinate a diventare prima o poi una cosa sola anche formalmente. I numeri sono tutti positivi. L’utile di gestione è di 3,4 miliardi di euro, il che significa che è maggiore di quello precedente, che pure era da record (e dire che dal gruppo è stato scorporato il comparto dei veicoli industriali).
SEMPRE MENO ITALIA - Per quanto riguarda la presenza del gruppo nel mondo, Marchionne ha potuto fare una affermazione stracarica di significato: «il mercato italiano pesa ormai per meno del 10% del totale», che con l’andamento che sta avendo significa che la Fiat nel suo insieme non è esposta a pericoli pesanti.
L’IMPORTANZA DI ESSERE GLOBALI - Purtroppo le cose vanno male per tutta l’Europa e in proposito Marchionne ha parlato di prospettive incerte e negative. Da lì la scelta strategica di guardare ancor di più ad altri mercati. Comunque, per il momento la Fiat mantiene le previsioni fatte all’inizio dell’anno: 2013 con ricavi tra gli 88 e 92 miliardi di euro, utile di gestione a 4-4,5, utile netto a 1,2-1,5, debito netto industriale a 7 miliardi, vendite di veicoli a 4,3-4,5 milioni di unità. Comunque alla fine di aprile, probabilmente ci sarà una messa a punta, ma per l’amministratore delegato Marchionne non ci dovrebbero essere variazioni globali, semmai una diversa distribuzione tra gli vari scenari mondiali.
DIECI ANNI DI TRASFORMAZIONI - Marchionne ha colto l’occasione per dipingere il quadro della situazione sulla base dell'evoluzione compiuta dalla Fiat negli ultimi dieci anni, con la trasformazione da realtà molto italiana a protagonista a livello globale. E questo con benefici corposi sul piano economico. Nel 2004 il bilancio era segnato da forti perdite, con sole 1,8 milioni di auto vendute. Nel 2012 l’utile netto è stato di 1,4 miliardi di euro, l’utile operativo di 3,4, con circa 4,2 milioni di vetture vendute tra Fiat e Chrysler, che collocano i due gruppi assieme al settimo posto della graduatoria mondiale dei costruttori.
COMUNQUE ATTENZIONE PER L’ITALIA - Così riassunta la situazione può indurre a pensare e far dire che non tutto quello che è buono per la Fiat è buono per l’Italia, dal momento che se è vero che la salute economica e produttiva del gruppo è legata ai mercati e alle produzioni degli altri continenti, ma Marchionne ha anticipato l’osservazione, dimostrandosi rassicurante. «La Fiat non si tirerà indietro» di fronte alle difficoltà economiche dell’Italia. E per dare concretezza a questa dichiarazione di intenti, l’amministratore delegato della Fiat ha ricordato che la Chrysler investirà 500 milioni di euro nello stabilimento di Melfi.
A MELFI ANCHE UNA PICCOLA JEEP - Nell’impianto lucano verranno in fatti prodotte la Fiat 500X e una piccola Jeep sulla stessa piattaforma. Un progetto che comporta un investimento «di oltre un miliardo di euro» equamente suddiviso tra Fiat e Chrysler, ha precisato Marchionne.
INCERTEZZA SULLA FUSIONE - In proposito di rapporti tra Fiat e Chrysler non poteva mancare un riferimento alla tanto ventilata fusione, ma Marchionne non si è sbilanciato, affermando che «spera di avere le idee più chiare sul percorso entro la fine del 2013». «Non c'è per il momento nessun piano - ha aggiunto - per un aumento di capitale per garantire la fusione con Chrysler».
NIENTE DIVIDENDO - In merito all’impiego degli utili, è stato comunicato che non sarà distribuito alcun dividendo, essendoci «la necessità di conservare liquidità» e vigendo delle specifiche «restrizioni alla possibilità di Chrysler di distribuire dividendi». Degli 1,4 miliardi di euro dell’utile del gruppo, quelli di competenza dei soci di Fiat sono 348 milioni; il resto spetta all’organizzazione sindacale americana Veba, socio di minoranza di Chrysler con il 41%. E questa quota non può essere spostata verso l'Europa.