FACCIAMO CHIAREZZA - Auto blu: in questi giorni, le notizie sugli emendamenti (presentati dalla maggioranza) al disegno di legge sul codice della strada si rincorrono; ma sui giornali e su Internet sono state scritte diverse inesattezze. Anzitutto, il futuro codice della strada non prevede che tutti gli autisti dei politici abbiano una doppia patente: in realtà, le due licenze di guida spetteranno solo a quelli delle alte cariche di Stato (Quirinale, Camera, Senato e Corte costituzionale). Per gli autisti delle auto blu dei politici locali (presidenti e assessori di regione e provincia, sindaci e assessori comunali) e dei ministri, si aspetta un decreto del ministero dei Trasporti, che potrebbe arrivare dopo l’entrata in vigore della legge sulla sicurezza stradale. Inoltre, non è vero che le due patenti avranno 20 punti: solo quella “civile”, per il tempo libero, sarà dotata di punteggio, da tagliare in caso di infrazioni in orario extraprofessionale; la patente “di servizio”, per il lavoro, non avrà punti.
PARZIALE RETROMARCIA - Inizialmente, lo stesso emendamento prevedeva le due patenti (“civile” e “di servizio”) per tutti gli autisti. Questa proposta aveva scatenato le proteste dell’opposizione e delle associazioni dei consumatori, che la ritenevano un ingiustificato privilegio a favore della “casta”. Di qui, la parziale retromarcia, con la modifica all’emendamento da parte della maggioranza, e l’introduzione della doppia patente solo per i politici delle alte cariche di Stato.
ALTRE PROTESTE - Ma gli autisti delle auto blu, coinvolti indirettamente nelle polemiche, non ci stanno. Ci ha detto Luca Stilli, segretario generale del Siar (Sindacato italiano degli autisti di rappresentanza), che “non si tratta di privilegiare i politici, ma di tutelare i lavoratori”. Insomma, secondo il sindacato, la doppia patente sarebbe una garanzia per gli autisti, e non per una “casta” che pretende di passare col rosso.