SECONDA VIA - Nella lunga querelle tra la Società Autostrade per l’Italia e il nostro governo sul nodo delle concessioni sembra profilarsi una seconda ipotesi che potrebbe rivelarsi accettabile per entrambe le parti. Non più la revoca della concessione, ma una maximulta. Questo in sintesi sarebbe l'orientamento del governo per chiudere il conto con il gruppo Atlantia, controllato dalla famiglia Benetton e che appunto gestisce la società Autostrade per l'Italia. Un lungo dossier aperto, come tutti ricordano, dopo il tragico crollo del ponte Morandi di Genova e che potrebbe essere affrontato a breve dal consiglio dei ministri, con un confronto tra il premier Giuseppe Conte e la ministra dei Trasporti e Infrastrutture Paola De Micheli.
NON ANCORA TUTTI D’ACCORDO - Una decisione che in ogni caso, secondo alcune indiscrezioni dell'agenzia Ansa, verrà presa in in un secondo momento dopo che Conte avrà superato le ultime resistenze dei Cinquestelle da sempre favorevoli alla revoca. Come del resto ha confermato il ministro dello Sviluppo Economico Patuanelli (appunto del movimento pentastellato): "Sono certo che questo sia il risultato che dobbiamo ottenere". Queste indiscrezioni hanno provocato nella Borsa di Milano un rimbalzo delle azioni di Atlantia che sono salite del 3,93%. Il mercato insomma crede e scommette nella soluzione della maximulta sul che permetterebbe ad entrambe le parti di evitare un interminabile e dannoso contenzioso legale.
MULTA, MA QUANTO? - Ma all’atto pratico è possibile quantificare economicamente il peso di questa maximulta? Secondo l’opinione più accreditata nei corridoi romani, peraltro mai confermata ufficialmente, la sanzione si articolerebbe in varie voci: una parte in denaro (fino a 4 miliardi, secondo alcuni), un’altra parte nella riduzione della tariffe attuali fino al 5%, aumenti programmati per i prossimi anni non oltre il 2% e infine una riduzione della remunerazione del capitale investito.
INVESTIMENTI - Questa possibile soluzione sarebbe confermata anche da alcune voci filtrate da Autostrade per l'Italia, con il nuovo ad Roberto Tomasi che sta riscrivendo il piano industriale e che sarà vagliato dal cda entro la fine di questo mese. Questo perché i Benetton vogliono dare un altro segnale forte dopo l'allontanamento dell'ultimo ad, Giovanni Castellucci. Tomasi starebbe preparando un piano che stanzierebbe investimenti pari a 13 miliardi di euro nei 18 anni rimasti della concessione. Inoltre, entro la fine dell'anno i sistemi di monitoraggio verranno potenziati con tecnologie moderne sviluppate assieme a Ibm, che permetteranno di intervenire in tempo reale per riparare guasti o malfunzionamenti della rete autostradale. La sperimentazione di questi nuovi dispositivi inizierà a brevissimo proprio su uno dei ponti al centro dell’attenzione di questi ultimi mesi: il viadotto Bisagno in Liguria, sulla Genova-Livorno.
LA MINACCIA - C’è chi sottolina infine che la decisione del governo di affidare ad Anas la gestione delle tratte autostradali nel caso di revoca delle concessioni, aveva una sua logica. Era infatti uno strumento per fare pressione su Atlantia per accettare la maximulta in cambio di un accordo. Una minaccia all’epoca presa sul serio dai mercati, come aveva dimostrato il brusco calo del titolo in Borsa dopo l'inserimento della clausola a favore di Anas nel decreto Milleproroghe.