IDEE INNOVATIVE - Alla Renault, Axel Breun (nella foto in alto) fa un lavoro molto invidiato. Tra il 2006 e il 2009, è stato questo designer a ideare le modifiche alla carrozzeria di Twingo, Clio e Mégane Coupé, che abbiamo poi trovato nei modelli più potenti e veloci, quelli marchiati Renault Sport. Nel settembre del 2009, quando a dirigere il design della casa francese è arrivato Laurens van den Acker in sostituzione di Patrick Le Quément, Breun è diventato direttore del design delle concept car: quegli esemplari unici che sono il sogno dei progettisti, perché lì possono sviluppare le loro idee più innovative, che poi, se il pubblico apprezza, verranno riprese nei modelli di serie. Van den Acker e Breun non hanno perso tempo nello sviluppare e dare forma a un nuovo stile: la loro prima concept car, la supersportiva a due posti DeZir ha debuttato nell’ottobre 2010 al Salone di Parigi. Sono poi arrivate la crossover Captur e la monovolume R-Space e infine la Frendzy, multispazio da famiglia ma anche per il lavoro (vista a Francoforte, nel settembre del 2011). Auto molto diverse, ma tutte caratterizzate da linee morbide ed equilibrate, e dal muso grintoso e personale, con il marchio Renault bene in evidenza e contornato da una sottile mascherina. Insieme alla Frendzy, a Francoforte si è visto il primo modello di serie che riprende lo stile dei quattro prototipi: la Twingo rinnovata, che sarà in vendita dal gennaio del prossimo anno. Axel Breun era presente al Motor Show di Bologna; simpatico e disponibile, ha fatto una chiacchiereta con noi.
Dezir è il prototipo del 2010 con il quale è iniziata la "rivoluzione" del design in casa Renault.
Quali sono le caratteristiche fondamentali del nuovo stile?
Innanzitutto c’è il frontale, che garantisce quella forte identità di marca che prima un po’ mancava. A dire il vero, all’inizio temevamo di realizzare auto con una “faccia” troppo simile, indistinguibili l’una dall’altra (come succede, secondo me, a qualche casa tedesca). Per questo ci siamo impegnati a dare una differente interpretazione, modello per modello. Mi pare che il risultato sia stato raggiunto: le nostre concept car, pur essendo chiaramente riconoscibili come vetture dello stesso marchio, non sono affatto delle “fotocopie”.
E oltre al frontale?
Abbiamo lavorato molto sulle forme della carrozzeria, che sono decisamente arrotondate, fluide, e vengono valorizzate dalla luce che le colpisce. Oserei dire che sono forme quasi sensuali, che invitano ad accarezzare la carrozzeria. Abbiamo tratto ispirazione dalle berlinette Alpine Renault degli anni 60 e 70, e anche da molte auto italiane di quel periodo: in studio avevamo appese molte immagini di quelle “belle macchine” (lo dice in italiano; tra l’altro, anche le Alpine Renault sono di un italiano, il torinese Giovanni Michelotti ndr).
Il frontale della rinnovata Twingo.
Ritiene che la nuova Twingo rappresenti bene il lavoro fatto da voi con le concept car?
Sì. La Twingo nata nel 2007 era già una vettura molto valida ed equilibrata; quello che le mancava era un po’ di personalità, di capacità di emozionare. Adesso, con il nuovo frontale e con le modifiche alla coda, l’auto è decisamente più attraente e sportiva, ricca di “carattere”; da quest’ultimo punto di vista, è un po’ un ritorno alla prima Twingo, quella del 1993, che era unica, inconfondibile. Nella stessa direzione, sono state sviluppate delle nuove personalizzazioni estetiche (colori e disegni, per la carrozzeria e per gli interni); le combinazioni possibili sono oltre 30.000. In questo modo, rispondiamo a una tendenza della società moderna: ciascuno vuole poter dare un tocco personale agli oggetti che usa ogni giorno.
La R-Space allo stand Renault del Motor Show.
Qui a Bologna è esposta anche la monovolume R-Space. Il nuovo stile si adatta bene a una vettura che dev’essere soprattutto pratica?
Con la prima concept car, la supersportiva DeZir, bassissima, larga, di colore rosso fuoco, è stato relativamente facile ottenere un veicolo attraente. Ma l’accoglienza che il pubblico ha riservato a Captur, R-Space e Frendzy ci ha fatto capire che le linee fluide funzionano bene anche su modelli più “normali”, da famiglia. Il segreto sta nel prestare molta attenzione alle proporzioni dei diversi elementi, perché il rischio, quando si usano le forme molto arrotondate, è di ottenere un veicolo “pesante” e goffo. Per esempio, il diametro “abbondante” dei cerchi è fondamentale per ottenere una linea piacevole ed equilibrata, e i tedeschi l’hanno capito da tempo. Ma anche noi lo sappiamo bene, e ne terremo conto per i modelli in arrivo.
Una nostra interpretazione della Clio che vedremo al Salone di Parigi dell'autunno 2012.
Finora sono arrivate quattro concept car con il nuovo stile. Ne vedremo altre a breve?
Sì, saranno sei in tutto, e le ultime due debutteranno, separatamente, entro l’inizio del 2013. Ma è ancora presto per dire che tipo di auto saranno. E poi, entro la fine del 2012 arriverà il primo modello di serie completamente nuovo con lo stile derivato dai prototipi: la Clio.
La Twingo restyling.
Sei concept car una dietro l’altra. Ma in quanti ci lavorate?
In pochi. Oltre a me, che svolgo la funzione di coordinamento e di confronto con Laurens van den Acker, a ogni auto lavora un gruppo di tre persone: una per gli esterni, una per gli interni e una per i colori e materiali dell’abitacolo. Definito il progetto, facciamo realizzare la vettura a specialisti esterni, francesi o italiani (come lo G Studio di Torino, che ha fatto nascere la DeZir e la Captur). In parallelo lavorano i tecnici, perché tutte le nostre concept car sono marcianti: hanno una meccanica innovativa, ma perfettamente funzionante. E così, nel giro di un anno si passa dall’idea iniziale al modello definitivo.