TRE ECCELLENZE - Brembo è un nome che non ha bisogno di presentazioni nel mondo dell’automobile. Italcementi è una realtà analogamente stimata ovunque per quanto concerne i materiali cementizi e non solo. Infine, di considerazione analoga gode l’Istituto Mario Negri di Milano che studia i rapporti tra inquinamento atmosferico e salute. Sono tre entità diverse una dall’altra ma che hanno una cosa in comune: tutte tre hanno sede nell’ormai celebre “Kilometro Rosso” la location d’eccellenza alle porte di Bergamo voluta da Alberto Bombassei della Brembo, dove la ricerca tecnico-scientifica è saldamente legata all’industria.
NON SOLO VICINI D’UFFICIO - La contiguità dei locali deve evidentemente aver fatto scattare la molla della collaborazione visto che da essa è nata l’idea di ipotizzare l’impiego di sostanze cementizie nella produzione delle pastiglie dei freni, sostanzialmente al posto delle resine usate oggi. Queste ultime sono del tipo fenolico e costituiscono una abbondante parte delle pastiglie.
BENEFICI PER TUTTI - I vantaggi ipotizzati e che si intravedono nel lavoro di ricerca iniziato da qualche mese riguardano sia l’uso delle pastiglie che la fase della loro produzione. L’azione dei freni a disco infatti è fonte di rilascio nell’atmosfera di polveri comunque inquinanti, e il ricorso al legante a base cementizia sarebbe in grado di ridurre sensibilmente questo aspetto del funzionamento dei freni. La Brembo è impegnata da tempo nello studio e la riduzione di questa conseguenza dell’azione frenante.
PRODUZIONE MENO ONEROSA E PIÙ PULITA - Nel ciclo produttivo la tecnica “al cemento” ipotizzata da Brembo, Italcementi e Istituto Mario Negri consentirebbe una consistente riduzione di risorse (energia e acqua) necessari per la produzione delle pastiglie, con sensibili miglioramenti in termini ambientali. Tutto ciò mantenendo ovviamente le prestazioni di frenata allo stesso livello di quelle assicurate dalle pastiglie fabbricate con le tecnologie oggi impiegate.
IL SOSTEGNO EUROPEO - Il progetto in questione si chiama Cobra e fa parte dei 225 che l’Unione europea ha approvato nella primavera scorsa nell’ambito del programma Life+, mettendo a disposizione complessivamente 282 milioni di euro. 47 di questi progetti sono di enti e aziende italiane, che hanno complessivamente ottenuto finanziamenti europei per 96,7 milioni di euro. La ricerca per il progetto Cobra è appunto iniziata da qualche mese e ha un piano di sviluppo di quattro anni, con il coinvolgimento di 41 ricercatori di ambiti diversi. Tutte facce del miglior Made in Italy.