SI AVVICINA IL NO DEAL? - Sono ore drammatiche al parlamento inglese, dove il governo di Teresa May si è visto bocciare l’accordo per l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea, la cosiddetta “Brexit”. Si sta cercando una soluzione per evitare lo scenario peggiore, il “no deal”: senza un accordo, i rapporti tra UE e Regno Unito dal 29 marzo sarebbero regolati dalle convenzioni internazionali del commercio, con l’innalzamento di barriere doganali e dazi. Un disastro per l’industria dell’auto che Oltremanica produce: Jaguar Land Rover, Ford, Vauxhall, BMW, Aston Martin, Honda, Toyota, Nissan hanno tutte fabbriche importanti che verrebbero pesantemente penalizzate con dazi sui prodotti finiti, ma anche sui componenti acquistati. Oltre che un problema economico, si tratta di un problema burocratico: con l’introduzione delle dogane dall’oggi al domani si rischia la paralisi della produzione per mancanza di pezzi.
IL GRIDO DALL'ALLARME - L’associazione dei costruttori britannici (Society of Motor Manufacturers and Traders, SMMT), lancia il grido d’allarme e ricorda ai governanti quanto contribuisce l’industria dell’auto all’economia nazionale. Parliamo di un fatturato di oltre 93 miliardi di euro, con 20 miliardi di apporto alle casse dello stato, 186.000 persone coinvolte direttamente nella produzione e 856.000 considerando l’intero indotto. Il settore dell’auto rappresenta il 12,8% delle esportazioni di beni e investe 4,1 miliardi di euro in ricerca e sviluppo ogni anno. Ci sono più di 30 costruttori e 70 modelli che vengono fabbricati nel Regno Unito, supportati da 2.500 fornitori di componentistica.
FORD E JLR - Tutti i costruttori che producono nel Regno Unito hanno espresso la loro preoccupazione. Secondo la Ford l’eventuale uscita dall’Euro del Regno Unito senza un accordo commerciale a tutela dell’industria britannica avrebbe esiti catastrofici. La Jaguar Land Rover, che è la più esposta, ha ritenuto gravissimo il respingimento da parte del parlamento britannico dell’accordo raggiunto con Bruxelles. Anche i vertici della Vauxhall avrebbero manifestato grande delusione in merito agli ultimi sviluppi della Brexit, osservando che la minaccia dell’uscita dall’Unione Europea senza un accordo sia ancora tragicamente attuale. Il gruppo PSA (di cui fa parte anche la Vauxhall) starebbe addirittura prendendo in considerazione l’ipotesi di chiudere uno dei suoi due stabilimenti nel Regno Unito.
PREOCCUPAZIONE DEI GIAPPONESI - La Honda, pur impegnandosi per lo studio di opportune contromisure, avrebbe rilevato che un mancato accordo tra la Regno Unito e le istituzioni europee avrebbe un impatto fortemente negativo sulle sue operazioni nel vecchio continente. Il suo apparato logistico potrebbe subire un rallentamento se non un vero e proprio collasso. La Honda produce la Honda Civic nella città di Swindon, in Inghilterra. La Toyota avrebbe già annunciato che sospenderà la produzione dei suoi veicoli nel Regno Unito qualora non venisse raggiunto un accordo commerciale tra la Regno Unito e Bruxelles; nell’ipotesi in cui la casa giapponese tenesse fede a quanto affermato, i ricavi aziendali subirebbero una flessione di circa 60 milioni di sterline (68 milioni di euro). Delle 144.000 Toyota Auris prodotte nel 2017 nel suo stabilimento di Burnaston (nella foto), in Inghilterra, circa l'87% è stato consegnato nei paesi dell'Unione Europea. La Toyota possiede anche un altro impianto che realizza motori a Deeside, nel Galles.
BMW E VOLKSWAGEN - La BMW, proprietaria dei due marchi inglesi Rolls-Royce e Mini, avrebbe dichiarato che l'incertezza delle relazioni commerciali tra il Regno Unito e l’Unione Europea sta assumendo proporzioni allarmanti e che occorre prepararsi al peggio. Sempre a quanto si apprende dalla stampa inglese, la Volkswagen avrebbe dichiarato che una opportuna regolamentazione del mercato e del sistema doganale è fondamentali per l'industria. Qualsiasi ulteriore ritardo nel processo decisionale della Brexit rappresenta un rischio per gli investimenti e i posti di lavoro nell’intero comparto. La German Association of the Automotive Industry definisce “fatali” le conseguenze di un mancato accordo, sia dal punto di vista delle case automobilistiche che dell’intera economia britannica, su cui andrebbe a pesare una inevitabile crisi occupazionale.