ANNO DIFFICILE - Dopo essere stato arrestato il 19 novembre 2018 con l’accusa di irregolarità finanziarie mentre si trovava in Giappone, Carlos Ghosn (qui sopra in una foto di repertorio) è decaduto come presidente della Nissan e ha dovuto fare i conti con il severo sistema giudiziario e detentivo giapponese, al quale si è opposto fuggendo in Libano. La notizia della fuga è stata confermata lunedì 30 dicembre dallo stesso Ghosn, che dopo l’arrivo nel paese dove ha la cittadinanza (insieme a quella brasiliana) ha diffuso un comunicato stampa, nel quale sostiene di non essere più ostaggio di un sistema giudiziario falsato e di essere fuggito dall’ingiustizia e dalla persecuzione politica.
IN LIBERTÀ VIGILATA - Ghosn si trovava in libertà vigilata dopo aver versato una cauzione da 1,5 miliardi di yen, pari a circa 12 milioni di euro, ma doveva rispettare una serie di obblighi, come quello di non allontanarsi da Tokyo, non recarsi all’estero e nemmeno navigare su internet o leggere le email. L’ex presidente della Nissan ha dovuto inoltre consegnare il passaporto all’avvocato, quindi non è chiaro come abbia fatto a lasciare il Giappone: secondo la Reuters, pare che Carlos Ghosn abbia raggiunto il Libano tramite un volo aereo privato e sotto falso nome. Il Libano non prevede accordi di estradizione con il Giappone.
LA CADUTA - Al momento dell’arresto Ghosn era uno dei manager più potenti e rispettati nel mondo dell’auto, tanto da essere contemporaneamente presidente e amministratore delegato dell'Alleanza Renault Nissan Mitsubishi; presidente e amministratore delegato del Gruppo Renault, presidente di Nissan e Mitsubishi.