LE COMPETIZIONI SONO IL SUO PANE - Ferrari, Lamborghini e Maserati sono nomi conosciuti in tutto il mondo, e non solo dagli appassionati. Ma nell'Emilia “terra dei motori” c'è un’altra azienda che negli ultimi anni è arrivata a grandi traguardi: la Dallara. Fondata nel 1972 nel garage di casa da un giovane ingegnere che si era fatto le ossa dapprima in Ferrari e poi in Lamborghini (progettando la Miura, che di fatto ha segnato la nascita delle supercar a motore centrale) oggi l'azienda di Varano de’ Melegari (Parma) è una realtà che occupa quasi 700 persone. E l’82enne Giampaolo Dallara ne è sempre il vulcanico presidente. L’attività principale riguarda la progettazione e la produzione di auto da corsa, che fanno bella mostra di sé (insieme alla recente biposto Stradale) in una sala della recente Dallara Academy, la sede dove avviene anche la formazione delle giovani leve. Da Varano arrivano tutte le Indycar americane, le monoposto elettriche di Formula E, le SuperFormula giapponesi, la gran parte delle Formula 3 (su 200 auto che corrono nei vari campionati internazionali, solo quattro non sono Dallara), e l’elenco sarebbe ancora lungo.
Fra le altre perle, aggiungiamo che la Dallara è presente anche in Formula 1, con la Haas (il nome è quello della scuderia che mette i capitali, ma la progettazione e la gestione tecnica è fatta in Dallara), produce le scocche delle Bugatti (le auto stradali più potenti), collabora con molte case (incluse Ferrari, Porsche e Alfa Romeo) e ha realizzato il bolide che nel 2018 ha vinto la 24 ore di Daytona con Fernando Alonso, nonché la handbike che ha consentito ad Alex Zanardi di trionfare più volte alle paralimpiadi. Un oggetto, quest’ultimo, che è stato sviluppato con la stessa logica delle auto: utilizzando la leggera e robustissima fibra di carbonio e simulandone il comportamento, dal punto di vista strutturale e aerodinamico, tramite strumenti molto sofisticati. In effetti, il punto di forza della casa emiliana è proprio questo. Come ci dice Andrea Pontremoli, socio e amministratore delegato dal 2007 dopo essere stato il numero uno del colosso informatico IBM in Italia, “noi offriamo soprattutto la capacità di calcolo, di progettazione, di gestire in tempo reale problematiche tecniche molto complesse”. Cosa che richiede una grande reattività e le conoscenze per sfruttare i più recenti strumenti messi a disposizione dalla tecnologia, con un progresso che va sempre più veloce, come ci racconta lo stesso ingegner Dallara prima di un tour dell’azienda.
EVOLUZIONE SENZA SOSTA - La Dallara è specializzata nella progettazione con la fibra di carbonio, nello sviluppo aerodinamico e nello studio della dinamica del veicolo, per la quale sono stati anche realizzati due simulatori di guida professionali, che vengono usati quotidianamente dai piloti. Tutti ambiti molto complessi, dove le intuizioni dei progettisti possono essere verificate con rapidità ed efficacia solo tramite ricostruzioni al computer. Pontremoli cita un aneddoto: “la Bugatti si è rivolta a noi dopo aver effettuato 16 crash test, senza raggiungere i risultati prefissati. Avevano distrutto inutilmente 16 auto, ciascuna delle quali all’epoca valeva all’incirca a un milione di euro. Noi abbiamo adottato un approccio diverso, effettuando calcoli strutturali più sofisticati, valutando via via le modifiche da effettuare e ripetendo poi delle simulazioni, fino ad avere la certezza che l’auto reale sarebbe stata in grado di superare la prova richiesta.
Cosa che si è puntualmente verificata, con il primo esemplare effettivamente prodotto.” Sembra l’unico approccio logico, ma richiede investimenti continui, in tecnologia e in formazione. Nelle parole di Giampaolo Dallara, “progredire è una sfida continua. Io sono nato professionalmente con il tavolo da disegno, e di svolte ne ho viste parecchie. Dal computer, al calcolo bidimensionale, a quello tridimensionale. E per imparare a sfruttare ogni nuovo strumento servono mesi, se non anni, di impegno continuo.” Ma poi la progettazione diventa infinitamente più rapida e precisa, e sempre di più ci si può permettere il lusso di innovare, che vuole dire anche sbagliare. Con i computer più potenti, infatti, si può “provare le bontà delle idee quando gli errori costano poco. Ovvero, prima di passare alla produzione”.
MOLTO MERITO VA AI SUPERCOMPUTER - Pontremoli: “Il nostro impegno con le monoposto ci richiede di portare a un livello sempre più alto il compromesso fra la leggerezza della scocca, necessaria per aumentare le prestazioni dell’auto, e la sua capacità di proteggere il pilota”. Il contesto più difficile è forse quello delle auto di Indycar, che viaggiano a velocità folli sulle piste ovali, dove non ci sono vie di fuga. Finito l’asfalto, c’è un muretto di cemento armato. Ebbene, “tre anni fa è capitato un crash quasi frontale a 404 km/h, ma la decelerazione è stata contenuta in 16 g, un valore sopportabile per l’essere umano.” Questo risultato deriva dalla capacità di dissipare energia in modo progressivo, ottenuto con uno studio assai accurato della scocca in fibra di carbonio: disposizione delle fibre, numero di strati e così via. Cosa che si può mettere a punto solo sfruttando appieno le capacità di calcolo strutturale offerte dai “supercomputer”, che in Dallara sono forniti dalla Lenovo; la collaborazione con il primo produttore al mondo di queste potentissime macchine di calcolo è molto stretta, tanto che durante la nostra visita era presente anche il general manager del data center group italiano, Alessandro De Bartolo, e che comporta continue evoluzioni.
Pontremoli ci fa un altro esempio: “Le prestazioni di un’auto da corsa ai massimi livelli derivano per il 15% dallo sviluppo del motore, per il 35% dalla riduzione del peso e per il restante 50% dalla bontà aerodinamica. Per noi, quindi, quest’ultimo settore è fondamentale. Valutiamo ogni modifica nelle nostre gallerie le vento, ma prima effettuiamo delle verifiche fluidodinamiche, ovvero sul comportamento delle forze dovute all’interazione dell’aria con la carrozzeria, che sono assai complesse. Ebbene, nel 2007, al mio arrivo in Dallara, i computer riuscivano a effettuare i calcoli delle forze agenti su trenta milioni di celle (i piccoli elementi in cui viene suddiviso il flusso per consentire l’analisi, ndr) in venti giorni. Oggi, il flusso è suddiviso in un miliardo e trecento milioni di celle, garantendo una precisione molto maggiore, e i relativi calcoli sono completati in otto ore. Un progresso che consente ai progettisti di lanciare il programma la sera, e di poter valutare i risultati del loro lavoro entro il mattino successivo, passando a ulteriori evoluzioni, senza perdere tempo.” Una teoria affascinante, che viene confermata ogni weekend dalle 300 Dallara che corrono sulle piste di tutto il mondo.