NUOVE ACCUSE - Le autorità statunitensi hanno esteso le indagini ad una settima persona accusata di responsabilità nello scandalo sulle emissioni truccate di alcuni motori a gasolio, noto come Dieselgate: è l’italiano Giovanni Pamio, cittadino italiano ed ex manager dell’Audi, che secondo gli addebiti sarebbe colpevole dei reati di frode, frode telematica e violazione del Clean Air Act, il documento federale in cui sono presenti le regole in fatto di inquinamento. La notizia è stata confermata dal Dipartimento di Giustizia, l’organo che rappresenta gli Stati Uniti nelle cause giudiziarie. Pamio ha diretto il reparto dell’Audi sulla termodinamica dei motori, quindi occupava un ruolo di alto profilo nello studio delle nuove tecnologie nel centro tecnico di Neckarsulm, in Germania.
SOFTWARE ILLECITO - Stando alle affermazioni della Giustizia americana, il manager ha supervisionato fra il 2006 e novembre 2015 una squadra di ingegneri responsabili di progettare i sistemi per il contenimento delle emissioni inquinanti, compresi quelli finiti al centro dello scandalo Dieselgate. Secondo le accuse del Dipartimento di Giustizia, Pamio e altri colleghi avrebbero lavorato al software di alterazione delle emissioni dopo essersi accorti che sarebbe stato impossibile calibrare alcuni motori a gasolio per fargli rispettare i limiti presenti nel Clean Air Act, non divulgando queste informazioni con l’Audi pur sapendo di commettere un reato. Pamio è la settima persona accusata dalla giustizia statunitense in relazione alle sue presunte responsabilità dello scandalo: uno è detenuto negli Stati Uniti, un altro attende il verdetto a luglio e altri quattro sono cittadini tedeschi residenti in patria, che verranno estradati solo quando e se la Germania darà il via libera.