POCHI SOLDI - Il vortice della vicenda Dieselgate continua a colpire la casa tedesca, dopo la sconfitta della Class Action promossa da Altroconsumo (qui per saperne di più), ecco che arriva una nuova condanna da parte della magistratura. Questa volta ad esprimersi è il tribunale di Genova con la sentenza n. 2160/2021, emessa dal giudice Francesca Lippi, che punisce la sede tedesca del gruppo (non la Volkswagen Group Italia Spa) a corrispondere al proprietario di una Golf con motore EA189 (comprata nel 2011) una somma di 3.540 euro oltre a eventuali rivalutazione e interessi, pari al 15% dei 23.600 euro spesi per l’acquisto del veicolo.
CONDANNATA LA SEDE CENTRALE - Già con la sentenza del Tribunale di Avellino la giustizia italiana si schierò a favore di un singolo consumatore. Ma a differenza della causa campana, con Genova si crea un precedente, sì perché ad essere condannata è la sede tedesca del gruppo. Infatti, agli atti figura “l’illegalità del software”, il famoso programma in grado di abbassare le emissioni di NOx nei test di omologazione del veicolo, il che rende colpevole la casa costruttrice e inammissibile la domanda di risarcimento contro la concessionaria secondo il Tribunale ligure.
LA VICENDA - Il procedimento inizia nel 2016, con la presentazione della domanda di risarcimento di 10.000 euro da parte dell’acquirente nei confronti della concessionaria, a cui aggiungono le spese legali e la richiesta di verifica sulle eventuali responsabilità del rivenditore. Al rifiuto del dealer viene chiamata in causa direttamente la Volkswagen, in quanto il querelante cita i danni subiti a causa dell’installazione di un “defeat device”. Secondo il Tribunale di Genova, da qui nasce la responsabilità del costruttore tedesco e la natura illecita del dispositivo nella vicenda, inoltre, il foro precisa che “le comunicazioni pubblicitarie sono state omissive e fuorvianti per il consumatore che non è stato posto nella condizione di compiere una scelta consapevole” perché incentrate sul lato green dei motori equipaggiati con i dispositivi illegali.
È SOLO IL PRIMO ATTO - La concessionaria è stata esclusa dalla responsabilità di comunicazione commerciale ingannevole, perché riconosciuta dal giudice come non a conoscenza di quanto emerso dalle indagini avviate nel 2015 dall’agenzia americana per l’ambiente (EPA), quelle che fecero scoppiare lo scandalo Dieselgate. Una valutazione da parte del Tribunale che scagiona la concessionaria dalla richiesta di risarcimento, ma, che invece condanna la Volkswagen a corrispondere all’automobilista la somma di 3.540 euro oltre a eventuali rivalutazioni ed interessi insieme alle spese accessorie di giudizio. C’è da segnalare la decisione del venditore di "non chiamare in manleva" la Volkswagen (ha evitato la chiamata in causa del Gruppo da una richiesta risarcitoria), scongiurando così una possibile causa civile con la stessa casa madre. Molto probabilmente sentiremo ancora parlare della vicenda, è naturale aspettarsi
il ricorso in appello da parte della Volkswagen, essendo la sentenza solo al primo grado di giudizio.