PRIMA SENTENZA - Il Gruppo Volkswagen, a settembre di 5 anni fa, veniva coinvolto nel Dieselgate, lo scandalo dei dispositivi illegali nei motori diesel per alterare i reali valori delle emissioni di ossidi di azoto. Sebbene sia passato così tanto tempo, il colosso tedesco ne sta ancora pagando le conseguenze e si trova coinvolto in complesse vicende giudiziarie. Nel nostro Paese, il Tribunale di Avellino, con la sentenza n. 1855/2020 del 10 dicembre, ha condannato la filiale italiana del Gruppo per pratica commerciale ingannevole. Volkswagen Group Italia è stata condannata in quanto incaricata di importare e distribuire le vetture costruite dalla casa madre.
LA MOTIVAZIONE - Nella sentenza, della quale riportiamo alcuni estratti, la giudice Maria Cristina Rizzi ha accertato che “la multinazionale tedesca ha messo in essere una condotta integrante la pratica commerciale ingannevole e comunque scorretta in quanto ha tratto in inganno il consumatore circa i valori delle emissioni di ossidi di azoto”. E così, alla luce della “discrepanza tra le prove effettuate al banco, ai fini dell’omologazione, e le prove su strada, che è conseguente all’istallazione di un software di gestione dei gas di scarico”, le compagne pubblicitarie emesse dal Gruppo, le quali vertevano sul lato green dei motori con i dispositivi illegali, “hanno un contenuto contrapposto alla condotta tenuta dal gruppo […]. La condotta è tale da indurre in errore il consumatore”.
UTILE PER LA CLASS ACTION? - La giudice Rizzi ha condannato così Volkswagen Group Italia ad offrire una parziale compensazione al cliente promotore della causa, il quale dovrà essere rimborsato del 20% del prezzo dell’automobile. Una cifra in sé risibile, ma questa sentenza potrebbe costituire un precedente e aprire la strada ai 75.000 clienti italiani aderenti alla class action di Altroconsumo. A marzo 2020 si è chiuso l’accordo extragiudiziale tra la casa automobilistica e la federazione dei consumatori tedeschi VZBV da 830 milioni di euro. Sono stati risarciti 260.000 clienti con rimborsi per i singoli proprietari di auto che oscillano tra 1.350 e 6.257 euro a seconda del modello e dell’età del veicolo.