CONFESSIONE IN TRIBUNALE - Nell’ambito del procedimento giudiziario in corso davanti alla corte distrettuale di Detroit per individuare e punire i responsabili della vicenda Dieselgate, l’ingegnere James Robert Liang ha confessato di aver partecipato al lavoro di sviluppo del dispositivo illegittimo installato nelle centraline delle vetture vendute negli Stati Uniti e successivamente all’occultamento della verità alle autorità americane. Liang è stato posto sotto processo a giugno e ha goduto della libertà vigilata, pagando una cauzione di 10 mila dollari, oltre a essere stato sotto controllo via Gps. Il 31 agosto ha firmato la sua deposizione/confessione, che è rimasta segreta sino a venerdì 9 settembre. Ora si attende la sentenza, prevista per l’11 gennaio del 2017.
VETERANO VOLKSWAGEN - Liang ha lavorato 30 anni per la Volkswagen, dal 1983 al 2006 in Germania, a Wolfsburg, sede della casa automobilistica, successivamente negli USA. L’accusa dei giudici americani si riferisce così all’operato di Liang nel periodo dal 2006 al 2015. A Wolfsburg Liang partecipò alla progettazione e allo sviluppo dei motori della famiglia EA189, al centro di tutto lo scandalo Dieselgate. Negli USA invece Liang prese parte alla gestione del software illegale, compresa la fase in cui, dal 2014, la casa automobilistica negò la sua esistenza.
RESPONSABILITÀ DI PRIMO PIANO - Secondo l’accusa Liang fu tra i protagonisti della strategia Volkswagen per tenere nascosto il software. Nel corso del processo Liang ha ammesso questo suo ruolo, ammettendo di essere stato consapevole fin dall’inizio che le auto Volkswagen non erano in grado di rispettare i limiti imposti dalle leggi americane e anche di essere stato a conoscenza del fatto che la Volkswagen non aveva comunicato alle autorità competenti americane l’impiego del software truffaldino.
IN BALLO UNA CONDANNA A 5 ANNI - Per i reati commessi (quelli contro l’ambiente e la frode in commercio) l’ingegnere ex Volkswagen rischia una pena di 5 anni di carcere e una sanzione pecuniaria di 250 mila dollari. Ma c’è un però, di grande importanza e crea notevole attesa: la Giustizia americana prevede la possibilità di ridurre la pena se l’imputato collabora alle indagini. In pratica se indica eventuali “complici”. Perciò si è già diffuso l’interrogativo su chi Liang tirerà in ballo. Oltre che ai fini di una riduzione della pena, il patteggiamento servirebbe a Liang reo confesso per consentirgli di mantenere il permesso di soggiorno negli Stati Uniti, visto che è residente a Newbury Park, in California, ma non è cittadino americano.