DRITTI AL VERTICE - A quattro anni dalla sua esplosione lo scandalo Dieselgate miete ancora “vittime”. Secondo quanto riportano i media tedeschi, nei giorni scorsi la procura di Braunschweig ha citato in giudizio i vertici del gruppo Volkswagen e, in particolare, il presidente del consiglio di sorveglianza Dieter Poetsch, l'ex ceo Martin Winterkorn e l’attuale ceo Herbert Diess. Motivo? Il presunto ritardo nella comunicazione agli investitori. Infatti, le normative impongono alle aziende quotate in borsa di rendere noti gli eventi rilevanti in grado di produrre dei rischi finanziari; e il Dieselgate lo è stato, visto che ha fatto precipitare le quotazioni dei titoli in borsa. Stando alla procura, sia Winterkorn dal maggio 2015, che Poetsch dal 29 giugno, che Diess dal 27 luglio 2015, erano a conoscenza del Dieselgate, divenuto poi di dominio pubblico nel settembre del 2015.
IL DIESELGATE IN SINTESI - Come è noto il Dieselgate riguarda le emissioni di alcuni motori diesel 4 e 6 cilindri impiegati da un po' tutte le marche del gruppo Volkswagen. Le centraline di questi motori erano state deliberatamente dotate di un software in grado di riconoscere quando le vetture venivano sottoposte a test sui banchi rulli. In questo caso venivano attivati tutti i sistemi di filtraggio degli ossidi di azoto, che invece venivano disattivati quando circolavano su strada. Le auto, quindi, non erano più rispondenti ai parametri di omologazione, e dunque fuorilegge. Per questo il gruppo Volkswagen è stato condannato a sanzioni di oltre 20 miliardi di dollari negli Usa e 1 miliardo di euro in Europa e ha dovuto richiamare milioni di vetture per modificarle ed eliminare il software truccato.