SPORTIVA PERDUTA - Dal 1955 al 1957 la Jaguar vinse consecutivamente la 24 Ore di Le Mans, prima di cedere lo “scettro” alla Ferrari e assistere alla sua epopea (il Cavallino si aggiudicò sette vittorie negli otto anni successivi). La casa inglese preparava il riscatto nel 1969 con la Jaguar XJ13, ma questo prototipo diede poche soddisfazioni alla casa inglese, perché a causa di decisioni interne e un cambio di regolamento non partecipò mai alla gara di durata più famosa al mondo. A dare nuova “vita” alla Jaguar XJ13 pensa il team scozzese Ecurie Ecosse, lo stesso che portò alla vittoria la Jaguar D-Type nel 1956 e 1957, che all’inizio di settembre presenterà una sua reinterpretazione della XJ13: si chiama Ecurie Ecosse LM69 e verrà costruita in venticinque unità, tutte omologate per circolare su strada pubblica.
COSÌ UGUALI, COSÌ DIVERSE - La Ecurie Ecosse ha realizzato la LM69 ispirandosi per quando più possibile alla Jaguar XJ13, che venne costruita in un solo esemplare (oggi è esposto al British Motor Museum) e fu la prima auto della casa inglese con il motore in posizione centrale. Le due auto però non sono identiche, perché la XJ13 era una barchetta e la LM69 invece ha il tetto. Quest’ultima inoltre ha pneumatici di maggiori dimensioni ed è realizzata con materiali compositi, non disponibili all’epoca, il tutto per migliorare le doti di guida e avvicinarle alle supercar più recenti. Come l'antenata la Ecurie Ecosse LM69 monta un motore V12, ma non sono noti altri dettagli. La produzione LM69 sarà effettuata a mano nelle West Midlands, in Inghilterra.