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Euro 7 per le auto, fra accordi internazionali e critiche

Pubblicato 01 marzo 2023

Dovrebbe andare in vigore a metà del 2025 il nuovo standard sulle emissioni delle auto nuove, ma i costruttori dicono che sarà una “ecatombe” con chiusure di fabbriche e perdita di posti di lavoro.

Euro 7 per le auto, fra accordi internazionali e critiche

UN MOVIMENTO TRASVERSALE - I motori Euro 6 nelle ultime versioni sono già, almeno sulla carta, abbastanza puliti e quindi a molti sembra inutile il passaggio intermedio della norma Euro 7 dato che l’orizzonte è a emissioni zero, appannaggio quindi dei veicoli elettrici e a fuel cell a idrogeno. Già nel 2020 si pensava che la normativa Euro 7 fosse così complicata da rispettare da mettere la parola ‘fine’ ai motori a scoppio (qui la notizia). Luca De Meo, fresco presidente dell’Associazione europea dei costruttori ACEA, ha rincarato la dose, affermando che Euro 7 potrebbe rallentare la transizione verso i veicoli elettrici (leggi qui il suo pensiero). Il movimento contrario al regolamento Euro 7 può contare anche su politici e ministri di vari Paesi europei, compreso Adolfo Urso, il Ministro delle imprese e del Made in Italy. Ricordiamo che la proposta per i regolamenti Euro 7, che dovrebbero entrare in vigore dal luglio 2025 (luglio 2027 per i veicoli pesanti) sostituendo le attuali Euro 6 ed Euro VI, quelle dei camion e autobus, interverranno anche sui veicoli a emissioni locali zero perché riguarderanno anche le particelle emesse da freni e pneumatici. Altre grandi differenze saranno nella conformità delle emissioni (dovrà ‘tenere’ fino 200.000km e 10 anni di età del veicolo, il doppio di oggi), nel funzionamento fino a temperature di 45° e a freddo, nell’impossibilità di manomissioni e nella regolamentazione della durata delle batterie delle auto elettriche. I valori limite sono 60 mg/km per gli NOx dei veicoli leggeri (di qualsiasi alimentazione) e 350 mg/kWh e 90 mg/kWh, rispettivamente a motore freddo e caldo contro i 400 mg/kWh in ogni condizione delle attuali norme Euro VI. Nel computo del particolato entreranno particelle fino al PM10, mentre prima ci si fermava alle più grandi PM23, e agli attuali inquinanti misurati si aggiungeranno la formaldeide e l’ossido nitroso per i mezzi pesanti e l’ammoniaca per i veicoli leggeri.

ABBASSO L’EURO 7 - Ritornando alle idee del Ministro, Reuters riporta che Adolfo Urso, parlando a TGcom, ha chiesto alla Commissione Europea di adottare un approccio "pragmatico, concreto, non ideologico" riguardo le misure contro il cambiamento climatico e ha detto di voler costruire "un'alleanza" con Parigi e Berlino per ammorbidirne i costi per l'industria e i consumatori. Adolfo Urso ha inoltre detto di aver già discusso della questione con il ministro dell'Economia tedesco Robert Habeck e che farà lo stesso a Roma il 3 marzo con il ministro dell'Economia francese Bruno Le Maire, ritenendo che “i 3 grandi paesi industriali europei possono influenzare le normative europee". Le perplessità del Ministro si sono riferite in particolare alla normativa Euro 7 e alla proposta europea per l’ulteriore riduzione delle emissioni di camion e autobus pubblicata a metà febbraio. Riguardo quest’ultima si sa che allo scopo di "stimolare una più rapida diffusione di autobus a emissioni zero nelle città", la Commissione propone di rendere tutti i nuovi autobus urbani a zero emissioni locali a partire dal 2030. Per quel che riguarda i veicoli commerciali pesanti nuovi, la proposta prevede una riduzione delle emissioni del 45% dal 2030, una percentuale che salirebbe al 65% dal 2035 e al 90% dal 2040. Ricordiamo che fra la fine del 2022 e l’inizio di quest’anno diverse città europee e Olanda, Belgio, Danimarca e Lussemburgo hanno sollecitato la UE perché fissasse una data riguardo l’obbligo di avere camion e autobus a emissioni locali zero, una caratteristica già attuabile per i camion dei pompieri (qui per saperne di più). Ritornando alle dichiarazioni del Ministro, citiamo quella che l'Italia sarebbe "determinata" a ritardare l'approvazione di questi due progetti di legge fino a dopo le prossime elezioni per il Parlamento Europeo (2024) a meno che le richieste di ‘moderazione’ del Governo italiano non vengano recepite. 

EURO 7 NEL MIRINO - Fra le affermazioni del ministro citiamo il fatto che l'Italia farà pressioni per una revisione più estesa delle "fasi e modalità della transizione ecologica" nel 2026, data nella quale la Commissione Europea verificherà i progressi compiuti verso lo stop ai motori termici dal 2035 (è il ‘freno di emergenza’, qui per saperne di più). Urso ha anche paventato il rischio che l'Unione Europea passi da una “sudditanza energetica” dalla Russia per le forniture di combustibili fossili a “una dipendenza ancora più grave” dalla Cina per le tecnologie verdi e le materie prime connesse.  Ritornando all’Euro 7 registriamo pareri contrari anche da parte di ANFIA, BMW e di Volkswagen Italia, con l’AD Massimo Nordio, in un'audizione alla Commissione Politiche Ue della Camera, a dire che “gli aggiornamenti per soddisfare Euro7 porteranno ad un aumento del prezzo di acquisto di alcune migliaia di euro. Di conseguenza, le famiglie rinvieranno gli acquisti di nuove auto aumentando ancora la grande anzianità del circolante italiano, che continuerà quindi a emettere molto”. È però lo stesso Nordio a ridimensionare il rischio di una pesante dipendenza dalla Cina, ricordando che l’enorme Paese è "a oggi è il maggior produttore globale di batterie per l’auto elettrica ma non è detto che questo debba continuare per sempre. C'è un piano europeo sulle gigafactory per arrivare a 1.000 GigaWattora di batterie al 2030, con i progetti già pianificati che assommano a 730 Gwh. Volkswagen ha annunciato la realizzazione di 6 gigafactory in Europa perché vogliamo avere le nostre batterie e contiamo di arrivare all'autosufficienza al 2030".

ALLEANZA FRA PAESI - La normativa Euro 7 fa parte della strategia ecologica dell’Unione Europea, della quale fa parte anche la già citata proposta di mettere uno stop ai motori termici a partire dal 2035. Il governo di Giorgia Meloni si era già espresso chiaramente contro la decisione di vietare la vendita di auto nuove con motore termico a partire da quella data, con il Ministro Salvini che ha definito il passaggio forzato all'elettrico un ‘regalo’ all'industria cinese (qui per saperne di più). Una presa di posizione contro l’obbligo di commercializzare soltanto veicoli leggeri (automobili e commerciali) a emissioni locali zero, quindi, alla quale si è, come visto, recentemente aggiunta quella del ministro Urso. Quasi contemporaneamente Matteo Salvini, in un suo intervento al convegno Mobility Hub on Track, ha anticipato che al prossimo Consiglio Europeo l'Italia si schiererà contro lo stop del 2035 e lavorerà per cambiare quella data. Una notizia dell’ultima ora ci informa poi che la Germania potrebbe astenersi (la Bulgaria si asterrà sicuramente) sulla prossima votazione per approvare lo stop ai motori termici dal 2035 e quindi l’intero progetto è diventato pericolante perché queste astensioni, unite al NO di Italia (qui la notizia) e Polonia, potrebbero far saltare un progetto già approvato dall’Europarlamento e dal Consiglio europeo . Una situazione molto intricata, quindi che vede le norme Euro 7 invise a tutti mentre il passaggio ai veicoli a zero emissioni locali registra posizioni molto contrastanti. Abbiamo infatti alcuni politici e governi che vorrebbero ritardarlo, paesi e città che spingono per date certe riguardo gli autobus ‘puliti’, consumatori di diverse nazioni (compresi le importantissime Germania, Francia, Spagna e Regno Unito) che apprezzano sempre di più i veicoli elettrici e Case automobilistiche, come la triade Alfa Romeo-DS-Lancia, che vogliono diventare all-electric in anticipo rispetto al 2035 (qui la notizia).



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