AMARCORD - La Fiat 600 Sa di boom economico, di Olimpiadi romane, di gite fuoriporta, di una guerra finita dieci anni prima e superata - almeno all'apparenza - a ritmo di novità importate dagli Stati Uniti, che allora erano semplicemente “l'America”: il prossimo Salone di Ginevra segnerà il sessantesimo anniversario della Fiat 600, presentata in terra svizzera nel 1955.
QUELL'ITALIA DI IERI - Due milioni e settecentomila unità scarse vendute nell'arco di 14 anni: bastano questi numeri per capire come la Fiat 600 faccia il paio con il concetto di motorizzazione di massa. La si comprava a cambiali (interminabili), la si caricava senza pietà (e spesso comparivano plaid e cestini da pic-nic, oltre a un interminabile numero di pargoli e parenti a bordo) e si andava in giro sul filo degli 80 km orari o poco più. Si può tranquillamente parlare di amarcord, raccontato spesso per sentito dire piuttosto che per reale presenza sul campo: eppure, i ricordi sembrano di ieri anziché così datati.
CAPOLAVORO IN ECONOMIA - La Fiat 600 iniziò a carriera al costo di listino di 590.000 lire: era stata realizzata da Dante Giacosa sotto la presidenza di Vittorio Valletta - accusato ed estromesso dalla Fiat con l'accusa di collaborazionismo prima e tornato al timone a stretto giro di posta - per sostituire la Topolino. All'ingegnere romano riuscirono le nozze con i fichi secchi concessi dalla dirigenza: le forme furono figlie del risparmio sui lamierati, ma risultarono lo stesso gradevoli, mentre il motore ad aste e bilancieri da 633 cm3 montato posteriormente, con basamento in ghisa, triplo supporto di banco, raffreddamento ad acqua e testa in lega leggera fu il capostipite della Serie 100, che si congedò - prima asse portante della Fiat e poi sempre più defilato - solo un anno prima del 2000.
HA ATTRAVERSATO GENERAZIONI - Quella Fiat 600 piccola e infaticabile nacque con i baby boomers, le generazioni che avevano fatto la guerra, crebbe con l'impennata dell'economia Italiana e fu pensionata, almeno da noi, quando in Italia iniziava la strategia della tensione - dicembre 1969: a Milano Piazza Fontana, a Mirafiori gli ultimi scampoli della produzione dell'utilitaria. Ha raccordato generazioni e attraversato in lungo e in largo il nostro Paese; è stata costruita in Spagna, Germania, Argentina, Cile e in quasi un milione di unità nell'ex Jugoslavia, per un totale di cinque milioni. È diventata furgoncino, monovolume (la Multipla fu taxi per antonomasia, compagna di lavoro di molti artigiani e involontaria maestra di aerodinamica, visto che la profilatura le permetteva una velocità di punta superiore alla berlina) e anche (in Spagna come Seat 800) una cinque porte per fortuna mai arrivata da noi. Ha lasciato il passo alla 850, aperto la via alla 500 e prestato il nome a un'utilitaria prodotta dal 1998 fin quasi ai giorni nostri: ma l'identità non l'ha persa mai, neppure a 60 anni di distanza.