PENSATA PER AFFRONTARE LA CRISI - Così piccola da sembrare una caricatura e avvolta su tutt’e quattro i lati da vistosissime protezioni in plastica nera, si potrebbe scambiarla per un’automobilina di quelle su cui i bambini giocano a fare a sportellate negli autoscontro. Invece è un’auto vera, verissima. Oggi la Fiat X1/23 brilla sotto i riflettori dell’Heritage Hub, la nuova casa di oltre 15.000 metri quadrati che FCA Heritage, il dipartimento di Stellantis che si occupa della tutela e della diffusione del patrimonio storico dei marchi Abarth, Alfa Romeo, Fiat e Lancia, ha aperto nel 2019 negli spazi rinnovati delle ex Officine 81 di Mirafiori. Nel 1974, invece, i riflettori erano quelli del Salone di Torino: la X1/23, disegnata all’interno del Centro Stile Fiat da Gian Paolo Boano, fu presentata accanto alla nuova 131, un’auto che sarebbe ben presto entrata nel cuore e nelle case di moltissimi italiani, riscuotendo un grande successo anche all’estero. Destino diverso toccò alla minuscola sorella X1/23, assai più piccola delle city-car del tempo con i suoi poco più di due metri e mezzo di lunghezza e concepita come una possibile concreta risposta automobilistica alla crisi energetica del 1973.
UNA PICCOLA, GRANDE RIVOLUZIONE - La Fiat X1/23 non vedrà mai le luci della catena di montaggio, troppo audace, forse, nei suoi contenuti innovativi, ma proprio per questo oggi assume un significato fondamentale nel ripercorrere le tappe che separano l’attuale Fiat Nuova 500 elettrica dal primo prototipo a batteria della casa torinese. Per comprendere appieno la cifra innovativa del progetto va ricordato che all’alba degli Anni 70 l’elettronica che conosciamo oggi era pura fantascienza; la tecnologia delle batterie, inoltre, offriva accumulatori al piombo, pesantissimi e quindi utilizzabili unicamente su veicoli di grandi dimensioni. La Fiat stessa, in quel periodo, sperimentò la trazione elettrica su due furgoni derivati dal 900 T e dal 242, ma per una microcar da città serviva andare oltre. Così il Centro Ricerche Fiat mise da parte le batterie al piombo e adottò dei più leggeri e performanti elementi al nichel-zinco, prodotti dalla società americana Yaedney.
EFFICIENTE E SICURA - Con un rapporto tra peso e watt/ora più che doppio rispetto agli accumulatori al piombo, quelli al nichel-zinco consentivano alla Fiat X 1/23 di percorrere fino a 70 chilometri con una ricarica completa. La massa del motore, posizionato all’avantreno e dotato di un regolatore di tensione, era controbilanciata dalle batterie, alloggiate dietro all’abitacolo a due posti. Le innovazioni non si limitavano al gruppo motopropulsore, ma riguardavano anche la carrozzeria, sulla quale furono riproposte le barre di protezione alle portiere e i paraurti sporgenti in gomma messi precedentemente a punto nello studio dei veicoli della famiglia ESV (Experimental Safety Vehicle). Elementi che, insieme a una serie di rinforzi nella parte anteriore e posteriore del telaio, contribuirono ad aumentare notevolmente la sicurezza dell’auto rispetto agli standard dell’epoca. Con la X 1/23, inoltre, la Fiat dotò per la prima volta una vettura di dimensioni ultracompatte di un efficace impianto di climatizzazione: un equipaggiamento necessario, perché i soli deflettori posteriori apribili a compasso (i vetri anteriori erano fissi) non consentivano un adeguato ricircolo dell’aria.
TRA PASSATO E FUTURO - La Fiat X 1/23 non superò mai lo stadio di veicolo laboratorio, ma fu fonte di preziosi spunti per lo sviluppo di futuri veicoli a basso impatto ambientale. Nel 1990 il testimone della piccola city-car a batteria torinese fu raccolto dalla Panda Elettra, che sei anni più tardi fu protagonista di un car sharing ante litteram nell’ambito di un progetto con cui la Fiat e il Comune di Torino misero a disposizione dei cittadini nella centralissima piazza Vittorio un parcheggio d’interscambio con 20 vetture a noleggio. La famiglia Elettra si ampliò nel 1992 con la Cinquecento e nel 1998 con la Seicento, ma entrambe risultarono troppo pesanti e poco parche nei consumi per poter ambire a una produzione in serie. Il tema di una superutilitaria alla spina fu reinterpretato dalla Fiat nel 1993 con la Downtown (compatta tre posti con due motori elettrici nei mozzi ruota), nel 1995 con la ZIC (Zero Impact Car) e nel 1996 con le evoluzioni VANZIC e ZICSTR, dotate di un piccolo motore termico con funzione di “range extender”. Al 2008 risale il progetto Phylla, in cui debuttano le batterie agli ioni di litio, mentre nel 2010 negli Stati Uniti sbarca il prototipo della 500 elettrica che due anni più tardi entrerà in produzione per il solo mercato californiano. Il fil rouge prosegue con la Nuova 500 elettrica, presentata lo scorso anno con l’obiettivo di traghettare nel futuro intuizioni e innovazioni che risalgono a quasi mezzo secolo fa.