UNA CORSA - Sull'orlo del fallimento nel 2008, salvata nell'estate del 2009 dall'amministrazione Obama e ora nuovamente quotata a Wall Street. La marcia della General Motors, il più grande costruttore di auto americano, verso la rinascita ha quasi dell'incredibile. Nel 2009, in soli 40 giorni, la GM è uscita dal regime di amministrazione controllata dopo aver ceduto il 61% del proprio pacchetto azionario al governo in cambio di prestiti complessivi di 49,5 miliardi di euro. Dopo un lungo tira-molla non ha più venduto la controllata Opel e, a maggio di quest'anno, a distanza di 3 anni è tornata in utile con un saldo netto del trimestre pari a 700 milioni di euro (qui la news).
SUBITO IN RIALZO - Ieri la GM ha vissuto una delle fasi più delicate del suo risanamento: il ricollocamento del titolo a Wall Street. Un passaggio obbligatorio superato alla grande dato che l'Ipo (l'offerta pubblica iniziale delle azioni detenute dai vari soci di un'azienda) è cresciuta del 3,6% passando da 33 dollari a 34,19 dollari. Il collocamento in borsa ha fatto raccogliere alla General Motors 20,1 miliardi di dollari che potrebbero salire a 23,1 entro martedì prossimo, giorno di chiusura delle offerte. Di questa somma, 18,1 miliardi di dollari sono rappresentati dalle azioni ordinarie i cui ricavi andranno ai soci venditori, tra i quali il Tesoro Usa, che ha visto scendere la sua quota dal 61 al 37 %, e che potrebbe ridursi ulteriormente al 26%. Il restante ricavato di 2-5 miliardi di dollari, che derivano dalla cessione di azioni privilegiate, andranno invece direttamente nelle tasche della General Motors.
ANCHE CINESI - Secondo le prime indiscrezioni il 90% dei titoli è rimasto in Nord America, il 20% è stato acquistato da investitori individuali e l'1% è finito nella mani della cinese Saic, che lo ha pagato 500 milioni di dollari (ne avevamo parlato qui).