Il 16 dicembre è avvenuta l'assemblea degli azionisti del Gruppo Volkswagen per l'approvazione del dividendo speciale di circa 9,6 miliardi di euro in seguito alla quotazione della Porsche. In quest’occasione, Oliver Blume (nella foto qui sotto), ceo del gruppo a partire dallo scorso settembre, e ceo della Porsche anche dopo la sua quotazione, ha fornito alcuni dettagli sulla futura strategia del gruppo tedesco.
Un passaggio molto importante del discorso del dirigente tedesco ha riguardato il "futuro elettrico" di importanti modelli che in Europa generano consistenti volumi, come la Golf e la Tiguan. Nel suo intervento il ceo ha dichiarato che il Gruppo Volkswagen sta ottenendo buoni risultati in tempi difficili, e che i suoi primi 100 giorni di lavoro sono stati dedicati a compiti quali il rimpasto dei ruoli dirigenziali, la definizione della strategia per la Cina e il Nord America e la revisione della strategia per il software e le piattaforme.
Gli azionisti del Gruppo Volkswagen, pur avendo approvato il dividendo speciale (il 99,9% ha votato a favore), hanno rinnovato le loro critiche in merito al doppio ruolo di Oliver Blume. Tra i più critici la DWS, che possiede il 2% di azioni della Volkswagen, e l'associazione di investitori SdK, i quali hanno affermato che i problemi di governance stavano trascinando al ribasso la valutazione di VW. Rispondendo agli azionisti, Blume ha difeso la sua posizione confermando che manterrà entrambi i ruoli per ancora molto tempo.
Il responsabile finanziario del Gruppo Volkswagen, Arno Antlitz, ha dichiarato che la casa automobilistica è fiduciosa di avere un "potenziale significativo" per una valutazione più elevata e che il mercato riconoscerà presto che sta facendo passi avanti nei suoi piani di elettrificazione e digitalizzazione. Blume ha affermato che il Gruppo Volkswagen sta diversificando la sua presenza globale alla luce delle tensioni geopolitiche e che presto arriverà la decisione relativa a un impianto di batterie in Europa orientale. Secondo una fonte vicina all'azienda, il Gruppo Volkswagen ha effettuato diversi studi di fattibilità sui potenziali siti non solo in base al numero di impianti promessi per ogni regione (in Europa sono previste sei Gigafactory), ma anche in base alla crescita della domanda di auto elettriche in quella specifica regione. Oltre alla Gigafactory in Europa orientale la compagnia americana sta valutando un nuovo impianto di batterie anche in Canada.
L’obiettivo dichiarato da Blume è quello di garantire una presenza equilibrata a livello globale, sia in Europa, che in Cina, oltre che in Nord America.