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Guerra in Ucraina: quali conseguenze per i costruttori automobilistici?

Pubblicato 25 febbraio 2022

Le sanzioni e la crisi che ne potrebbe conseguire per l’economia russa, rischiano di mettere in ginocchio anche il mercato dell’auto.

Guerra in Ucraina: quali conseguenze per i costruttori automobilistici?

BILANCIO PESANTISSIMO - La guerra, si sa, fa comodo solo a pochi: non ai cittadini e ai soldati, che rischiano la vita e soffrono in maniera indicibile, e non all’economia non-bellica, che viene compressa da ristrettezze e difficoltà di ogni tipo. Un esempio molto attuale sono le ricadute che le sanzioni alla Russia, prese come contromisura dopo l’invasione dell’Ucraina, potrebbero portare alle Case automobilistiche europee. I gruppi più colpiti sarebbero Volkswagen, Stellantis e Renault perché presenti in Russia con impianti produttivi. Le possibili ripercussioni sono state già oggetto di un articolo (leggi qui la notizia) e oggi cerchiamo di approfondire la questione.

RENAULT AVTOVAZ, SI CORRE AI RIPARI - Il Gruppo Renault è molto esposto in Russia dato che controlla AvtoVAZ, il produttore del marchio Lada (nella foto in alto il modello Vesta), un leader del mercato locale. AvtoVAZ ha una grande stabilimento a Togliattigrad e un impianto più piccolo nei dintorni di Mosca; la Russia è il secondo mercato più grande del gruppo Renault dopo quello francese. Il ceo Luca de Meo ha dichiarato durante una call con gli investitori: "Abbiamo un grande interesse per il mercato russo” e ha ricordato che le vendite di Lada sono per il "90% in Russia” e che l'approvvigionamento dei componenti è locale, cosa che potrebbe limitare eventuali carenze causate da parti importate in Russia. Anche responsabile finanziario di Renault, Clotilde Delbos, ha ricordato che il debito e il finanziamento di AvtoVAZ sono locali e quindi non riguardano direttamente il Gruppo Renault. Nicolas Maure, ceo di AvtoVAZ, ha detto martedi (quindi prima del secondo round di sanzioni occidentali, che colpiscono anche l’hi-tech) che AvtoVAZ sta cercando di diversificare le forniture di chip per limitare le conseguenze di sanzioni in questo settore. Dopo l’inizio dell’invasione Renault ha però parlato di piani per chiudere o spostare le attività di produzione proprio a seguito dell’escalation militare e di difficoltà nella logistica.

VOLKSWAGEN E L’IMPIANTO DI KALUGA - L’area di Kaluga, a circa 180 km da Mosca, è molto importante per l'industria automobilistica russa: ci sono impianti di fornitori importanti, come Continental, Magna International e Visteon (semiconduttori e strumentazioni) e OEM come Volkswagen e Stellantis. Lo stabilimento di Volkswagen costruisce Tiguan, Polo e Skoda Rapid oltre costruire motori e assemblare Audi Q7 e Q8 da kit inviati dall’estero. La produzione del 2021, come riportato da Autonews Europe, è stata di 118.000 veicoli a fronte di una capacità produttiva di 150.000 unità all'anno. Volkswagen ha anche un accordo con GAZ per assemblare vetture VW e Skoda nella fabbrica di questo produttore a contratto a Nizhny Novgorod. La Russia non è secondaria per Volkswagen, che comunica di aver investito più di 1 miliardo di euro nell’impianto di Kaluga e più di 2 miliardi per le sue operazioni in Russia. Volkswagen ha dichiarato, dopo l’invasione, di avere piani per fermare o spostare la produzione russa e di dover interrompere la produzione, per qualche giorno, in due stabilimenti tedeschi a causa dei ritardi nell’arrivo di parti prodotte in Ucraina. 

I FURGONI STELLANTIS A KALUGA - Anche Stellantis ha uno stabilimento a Kaluga: è il frutto di una joint venture con Mitsubishi Motors, che sappiamo essere parte dell’alleanza che comprende anche Renault e Nissan. A gennaio Stellantis aveva annunciato che avrebbe iniziato a esportare in Europa i furgoni costruiti a Kaluga. L’impianto ha iniziato la produzione nel 2017 per PSA ed è poi entrato nell’orbita di Stellantis dopo la fusione con FCA; attualmente assembla furgoni a marchio Peugeot, Citroen e Opel. Stellantis aveva dichiarato martedì che "Stiamo monitorando da vicino la situazione e non abbiamo ulteriori commenti in questa fase".

COINVOLGIMENTI MINORI - La Mercedes-Benz ha investito più di 250 milioni di euro in un impianto a nord ovest di Mosca che costruisce le Classe E berlina e suv. La fabbrica ha circa 1.000 dipendenti ed è stata aperta nell'aprile 2019. Merceds ha dichiarato, prima dell’invasione, di essere "molto preoccupata per i recenti sviluppi e speriamo che un'ulteriore escalation possa essere prevenuta. Naturalmente, prendiamo in considerazione anche le sanzioni applicabili nelle nostre attività commerciali con la Russia". BMW si è accordata dal 1999 con la russa Avtotor per un impianto a Kaliningrad per l’assemblaggio di kit importati. L’azienda tedesca aveva anche piani per una produzione completa ma essi sono stati cancellati nel 2020. Ford è stata la prima casa globale e iniziare l'assemblaggio di veicoli in Russia, aprendo una fabbrica a San Pietroburgo nel 2002 ma nel 2019 è però uscita dal mercato russo delle automobili a seguito di un piano di snellimento dei costi. Ford ha quindi chiuso anche altri 2 suoi impianti di assemblaggio e uno stabilimento di produzione di motori ma continua ad assemblare furgoni con il partner russo Sollers.

L’OCCIDENTE È MOLTO ESPOSTO - La Ford ha commentato, dopo l’invasione, di essere ”profondamente preoccupata" per la situazione e che avrebbe "gestito qualsiasi effetto" sulla sua attività in tempo reale, rispettando le eventuali sanzioni commerciali. BMW ha dichiarato all'Associated Press che "la politica stabilisce le regole entro le quali operiamo come azienda. Se il quadro cambia, valuteremo la situazione e decideremo come affrontarli". Sono molte altre le aziende impegnate in Russia e che quindi potrebbero avere difficoltà: citiamo Nokian, BP, Generali, il gruppo italiano di engineering Maire Tecnimont, il ramo di Rolls-Royce che costruisce i motori degli aerei, Shell, Total e Toyota. Un altro effetto delle sanzioni potrebbe aversi nella produzione dei catalizzatori: la Russia produce circa il 38% del palladio mondiale, escluso il materiale riciclato, e quindi Mark Wakefield, della società di consulenza AlixPartners, ritiene che ”è difficile pensare a un business automobilistico globale che non abbia palladio proveniente dalla Russia. In ogni caso, viste le scorte, ci potrebbero essere difficoltà non prima di 6 mesi".



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Ritratto di Ricci1972
26 febbraio 2022 - 18:24
3
Quando le delocalizzazioni vanno in fumo da ingegnere italiano non posso che esserne felice.
Ritratto di Dario Visintin
26 febbraio 2022 - 19:10
1
Hai perfettamente ragione, questo sostantivo purtroppo va molto di moda nell'ultimo ventennio e anche. Entrare nel merito comporterebbe un diagnosi infinita, ma avviare produzioni delocalizzando in stati dove il costo del lavoro è uno schiaffo alla persona ,rende questi stati una ricchezza diversa dal denaro , il potere ecco la ricchezza, prima arma che oggi vediamo e tocchiamo con mano, questo comporta un declassamento dei cosi detti statarelli europei in quanto a forza .Un semplice esempio se domani la Russia decidesse di nazionalizzare tutte le aziende che hai nominato e non ,noi ci troveremo sui carboni ardenti senza usare il gas
Ritratto di Al Volant
26 febbraio 2022 - 19:30
Beh collega, a dire la verità c'è poca delocalizzazione in questo caso. La russia ha sempliceemente PRETESO, che le industrie straniere per vendere nel loro paese , mettessero anche gli stabilimenti lì.. E No Dario, il costo del lavoro in russia non è affatto basso, tanto è vero che come cita l'articolo, alcuni sono stati chiusi per risparmiare.
Ritratto di franciosa
28 febbraio 2022 - 17:47
Pure io.
Ritratto di Al Volant
26 febbraio 2022 - 19:41
Purtroppo su questo hanno ragione i complottisti.. Il risultato finale, comunque agisci, è una mazzata per la sola europa.
Ritratto di Lorenz99
26 febbraio 2022 - 21:15
ORMAI HA STRAVINTO PUTIN. ALLE SANZIONI SI ERA GIÀ PREPARATO. SE L,'EUROPA VA CON LA MANO DURA, LUI NON CI METTE NULLA A REQUISIRE LE FABBRICHE E LE DÀ AI CINESI, I QUALI GLI HANNO GARANTITO GIÀ DI ACQUISTARE IL GAS CHE PRENDEVAMO NOI. E CI SOPPIANTERANNO CON LE ALTRE FORNITURE. DOPO LA PANDEMIA, QUESTO É UN ALTRO COLPO A FAVORE DEL MADE IN CHINA, CINA-EU 2-0. BIDEN É MEGLIO CHE SI DIA UNA SVEGLIATA E UNA BOTTA DI UMILTÀ, PERCHÉ LA PROSSIMA BATOSTA POTREBBE ARRIVARE DA TAIWAN. QUESTI SONO 2 DITTATORI MEGALOMANI,PRONTI A SACRIFICARE LA LORO GENTE, FIGURIAMOCI AL RESTO DEL MONDO. ANZICHÈ INVENTARE NUOVE ARMI CONVIENE INVENTARE NUOVE TECNOLOGIE PER ENERGIE RINNOVABILI, PERCHÉ OGGI TRA BATTERIE E MICROCHIP CINESI, GAS RUSSO, FINIAMO COME NELL,'800 CON IL CARBONE.
Ritratto di PONKIO 78
27 febbraio 2022 - 01:05
Lorenzo99: hai detto tutto…. Pienamente d’accordo. Se scoppiasse una guerra in Italia possiamo andare a farla con le biciclette, visto che non abbiamo né petrolio, nel elettricità, né centrali nucleari…. Non abbiamo un cazz.
Ritratto di CR1
27 febbraio 2022 - 07:00
Non sono d 'accordo con le tue affermazioni , ci sono in Italia fabbriche belliche andremo in guerra con agusta elicottero e ci paracaduteremo in sella ad una bici bianchi da corsa sparando con una beretta
Ritratto di PONKIO 78
28 febbraio 2022 - 00:39
…escludendo l’elicottero Agusta, che è 30 volte meno avanzato di un Apache… ma con quale carburante lo fai volare? Con la Beretta 92 BF ( BF sta per Bifilare ovvero caricatore a due file con 15 colpi + 1 in canna ) possiamo fare tantissimo il problema sono i fucili AK 47 detto Kalashnikov che a differenza dei 15 + 1 colpi ha Tamburi ( caricatori da 40 fino a 100 colpi ) e può sparare fino a 600 colpi al minuto… la bianche è l’unica cosa che può resistere.. ;-)
Ritratto di stugtre
5 marzo 2022 - 23:51
Beretta 92 BF? Non mi risulta che esista e non risulta neanche alla Beretta. Esiste la Beretta 92 FS, il cui caricatore è si bifilare ma le due lettere non ci hanno niente a che fare. La lettera S indica la presenza di un risalto semilunare all'interno del carrello. Il risalto serve in caso di rottura del carrello a impedire cho lo stesso vada in faccia al tiratore.
Ritratto di giuliog02
28 febbraio 2022 - 18:32
Lorenz99, per vendere il metano russo alla Cina, bisogna mettere giù i relativi gasdotti. C'è un costo e ci vuole tempo.
Ritratto di alvolantone
27 febbraio 2022 - 07:27
Il grande Giulio lo aveva previsto non più di qualche mese fa. Occidente automobilistico presto in fila ai concessionari per una Lada-Vaz, il team degli esperti ne era certo, altro che vw, jeppette e peugeottine. Dopo quella cinese, da anni sostenuta e sempre rimasta all'angolino, un'altra industria nazionale automobilistica affossata dalle previsioni dal maestro. Avanti la prossima.
Ritratto di giulio 2021
27 febbraio 2022 - 09:19
A dire il vero è stata la mia unica previsione sbagliata. i russi sono veramente indietro nell'automotive (come in tutto forse), e quindi nessuno vorrebbe un'auto russa, però sembrava che con Renault la Lada che le appartiene potesse avere un grande ri-lancio in Occidente con modelli più alla moda anche di Jeep e Land Rover, il che tecnicamente, stilisticamente e simbolicamente non era difficile da immaginare, e invece con sta orrenda situazione geopolitica è andato tutto in fumo, bella gatta da pelare per Renault, però certo che il mondo è cambiato, finora sembrava di parlare con dei sessantenni borghesi degli anni 70 che si travestivano come gusti automobilistici da NERD anni 90, forse ve ne state rendendo conto che il mondo è cambiato, adesso, purtroppo.
Ritratto di Kat-2002
27 febbraio 2022 - 10:40
Involtino primavera 2021 ma quante puttanate spari al giorno?
Ritratto di alvola2023
27 febbraio 2022 - 11:23
Giulio se accetti richieste comincia a parlare bene di Suzuki, così -affossi- pure a loro. Niente di personale verso il marchio ma solo per colpa di tutto lo spam che abbiamo subito dall'altro giulio.
Ritratto di Goelectric
28 febbraio 2022 - 15:16
Che poi é sempre lui...
Ritratto di Gordo88
27 febbraio 2022 - 10:50
1
Ci credo che il 90% delle vendite lada sia in russia.. che cess@ la Veste, sembra il restyling della duna