RE DELLE POLEMICHE - C’è un uomo solo in testa a tutte le polemiche, il suo casco è giallo, il suo nome è Lewis Hamilton (nelle foto). Da quando ha fatto il suo annunciatissimo ingresso nel Circus il talento inglese non ha mai smesso di essere nel mirino di tifosi, colleghi, giornalisti team manager. Lewis lo scorretto, Lewis il bullo, Lewis che se ne frega dei regolamenti in pista e del codice in strada. Valencia, con il famigerato sorpasso alla Safety Car e il battibecco via stampa con il suo rivale per eccellenza Alonso, non è che l’ultimo dei mille “casi di cronaca” in cui Hamilton è rimasto coinvolto, o forse sarebbe meglio dire: che ha provocato.
QUANTE MARACHELLE - Dal Mondiale perso al debutto ai litigi al vetriolo con Alonso ai tempi in cui erano entrambi in McLaren, dai sospetti su quanto sapeva ai tempi dello scandalo spionaggio alle multe rimediate da vigili indignati da suoi atteggiamenti adolescenziali. Tanto per limitarsi al 2010, Hamilton in metà stagione ha già rimediato accuse, più o meno meritate, per lo zig zag davanti a Petrov in Malesia, per la sportellata con Trulli in regime di safety car (al quale evidentemente è allergico) alla “furbata” della macchina spenta in pista nelle qualificazioni del GP del Canada per non farsi beccare con meno benzina del consentito.
CADE DALLE NUVOLE - Faccia d’angelo e istinto da cattivo, Lewis spesso ha provato a rimediare alle sue gaffes fingendosi finto tonto, che non si accorge dei guai che provoca. Dopo Valencia si è trovato contro tutti, da Briatore (“gli andava data la bandiera nera”) alla Ferrari, agli appassionati, a quasi tutti i suoi colleghi piloti in gruppo, con Alonso in testa.
PROGRAMMATO PER VINCERE - Hamilton è un ragazzo a cui è stata costruita attorno una vita e una carriera con un solo obiettivo: vincere. A qualsiasi costo. Hamilton vive da quando aveva 12 anni in una bolla artificiale, e allora viene il sospetto, vista la recidività dei suoi comportamenti, più che dire bugie Lewis creda alle cose sbagliate che fa. Che consideri i regolamenti come un elastico, e gli avversari come fantocci. Il guaio è che facendo così si è messo contro tutti, e nessuno ormai, tranne i commissari della Fia, è più disposto a perdonargli niente. “Questa è la stagione più difficile da molto tempo a questa parte”, ha dichiarato recentemente in un lampo di lucidità. “Sentiamo tutti la pressione, e quando in una cosa metti tutto il cuore non sempre dici le cose giuste. È capitato a me in Australia, può capitare a tutti”. Ma la differenza fra un bambino di talento e un campione maturo forse sta proprio tutta lì. Nel capire quando bisogna far tacere il cuore, e usare la testa: per correre e per parlare.