CRISI PROFONDA - La statunitense Hertz, fondata nel 1918, è fra le maggiori società di autonoleggio al mondo. Da tempo però non versa in buone condizioni economiche, tanto da aver maturato debiti per oltre 17 miliardi di dollari. La situazione, già critica, è stata aggravata dall’emergenza sanitaria e dalle conseguenze che ha avuto per il settore dei trasporti commerciali, azzeratosi quasi ovunque nel mondo; gli autonoleggi ne hanno risentito, fermandosi, e la Hertz si è trovata senza clienti e flusso di denaro. L’epilogo sembrava vicino, perché il 27 aprile l’azienda non è riuscita a saldare un pagamento con un fornitore, ma nelle scorse ore è riuscita a trovare un accordo con cui respingere lo spettro della bancarotta.
TEMPO FINO AL 22 MAGGIO - Come rivela l’agenzia Bloomberg, i creditori hanno dato il via libera alla Hertz per elaborare entro il 22 maggio un nuovo piano di riassesto economico, che dovrà inevitabilmente contenere misure draconiane per rispondere alla crisi economica, al calo della domanda e agli esorbitanti costi operativi: stando ai dati dell’ultimo bilancio, chiuso il 31 dicembre 2019, la Hertz possedeva 516.726 veicoli negli Stati Uniti e 169.971 negli altri Paesi del mondo, che al momento non portano introiti e fanno solo lievitare le spese, superiori anche nel 2019 rispetto agli introiti (l’ultimo rendiconto ha registrato un passivo di 58 milioni, meno dei 225 milioni del 2018). Ad aprile la Hertz aveva annunciato di voler licenziare 10.000 dipendenti, circa un terzo di quelli impiegati negli Stati Uniti.