La Deutsche Umwelthilfe (DUH), la combattiva associazione a difesa dell'ambiente e dei consumatori, è riuscita a portare in tribunale il Kraftfahrt Bundesamt (KBA), ossia l'ufficio federale tedesco dei trasporti. L'udienza si terrà il 20 febbraio davanti al TAR di Schleswig, una città della regione dello Schleswig-Holstein, il Land più settentrionale del paese, che è anche quello dove si trova Flensburg, dova ha sede il quartier generale della KBA. L'obiettivo è quello di “inchiodare” il dipartimento del Ministero dei Trasporti alle proprie responsabilità sul Dieselgate esploso nel 2015 dopo la scoperta di un software installato su milioni di auto a gasolio Euro 5 del Gruppo Volkswagen che disattivava in parte o del tutto il sistema di abbattimento dei gas di scarico quando il veicolo veniva sottoposto ai test di omologazione.
La DUH ha fatto causa alla KBA sulla cosiddetta “finestra termica” (diversa dal caso Volkswagen), ossia la possibilità du spegnimento dei dispositivi di abbattimento dei gas discarico in determinate circostanze di utilizzo. Una concessione normativa fatta ai costruttori per preservare il motore, per esempio, a temperature troppo basse per non compromettere la tenuta del motore. Perfino l'ex ministro federale dei Trasporti, il bavarese della CSU Alexander Dobrindt, al quale è stata ripetutamente contestata una eccessiva “vicinanza” ai costruttori, aveva dichiarato che l'obiettivo principale delle regole era quello di tutelare la salute dei cittadini e non di preservare i propulsori.
Nel caso specifico, la “finestra termica” oggetto della contesa è quella delle Volkswagen, come ha confermato lo stesso TAR. La DUH ha sempre pesantemente criticato la linea difensiva non solo del colosso di Wolfsburg, ma anche di diversi altri costruttori perché il funzionamento dei dispositivi programmati seguendo il criterio delle basse temperature esterna consentono alle auto di avere emissioni nocive più alte di quelle omologate. La DUH contesta alla KBA di aver autorizzato l'installazione di sistemi programmati per attivarsi in questo modo. Già il fatto che il procedimento arrivi in aula costituisce una notizia, perché il TAR aveva coinvolto perfino la Corte di Giustizia dell'Unione Europea sulla legittimità dell'azione legale.
Con un pronunciamento dell'8 novembre 2022 i giudici comunitari avevano dato il via libera alla causa. La Corte aveva già preso posizione sulla “finestra termica” e su altri meccanismi analoghi, autorizzati nel caso la loro adozione fosse necessaria per evitare gravi pericoli per il motore e per garantire il funzionamento del veicolo in totale sicurezza. Al TAR di Schleswig tocca ora “solo” decidere se nel caso in questione queste circostanze fossero state rispettate o meno. A livello globale, il gruppo Volkswagen ha già dovuto sborsare fra i 30 e i 35 miliardi fra di indennizzi, patteggiamenti e multe varie. In Germania i tre marchi tedeschi coinvolti avevano anche accettato di pagare (senza fare appello) una multa per un totale di circa 2,3 miliardi di euro. Con altri 830 milioni, Volkswagen aveva poi raggiunto anche un accordo con i consumatori (circa 200.000) che avevano portato avanti una class action in Germania.