UN ANNO ANOMALO - Il 2020 è l’anno che, inevitabilmente, passerà alla storia per il lockdown, resosi necessario per fermare il diffondersi del Covid che aveva colpito drasticamente il nostro Paese. La misura ha limitato gli spostamenti di tutti, soprattutto da parte di chi è stato costretto a chiudere a lungo la propria attività. Questo ha inevitabilmente influito anche sul numero di incidenti che si sono verificati nella Penisola, apparsi in drastico calo rispetto al passato. A metterlo in evidenza è lo studio ACI sull’incidentalità dal titolo “Localizzazione degli incidenti stradali 2020” (consultabile all'indirizzo www.lis.aci.it), un appuntamento che si ripete ogni anno per valutare quanto accade sulle strade.
DIMINUISCONO GLI INCIDENTI IN ITALIA - Secondo quanto emerso nell’analisi, nel 2020 si sono registrati 24.205 incidenti (830 mortali), con 911 decessi (il 38% del totale) e 36.518 feriti. Il calo più evidente ha riguardato le autostrade (-39,9% incidenti, -37,1% morti), seguito da strade extraurbane (-27,5% incidenti, -25,7% morti), centri abitati, nel complesso, -31,7% incidenti, -20,3% morti. C’è però un dato che non può che fare allarmare: la mortalità diminuisce meno del numero di incidenti. L’indice di mortalità è medio è stato pari a 3,8 morti ogni 100 incidenti, in crescita rispetto al 2019 (era 3,4). Per quanto riguarda le autostrade, invece. Il calo ha riguardato sia incidenti (-40%) che di morti (-37%).
EFFETTO LOCKDOWN - Come è facile immaginare, il periodo in cui si è registrato un calo maggiore negli incidenti è stata la primavera, quando l’Italia era in pieno lockdown: mesi di marzo (-73%) e aprile (-86%), in corrispondenza con le chiusure totali. Il calo è stato ridotto, tra 8 e 15%, a luglio, agosto e settembre. Nonostante il blocco negli spostamenti, marzo è stato il mese in cui l’indice di mortalità è stato più elevato (5,4 decessi ogni 100 incidenti), mentre luglio quello in cui si sono verificati più morti (113). La differenza appare ancora più evidente se si effettua un raffronto con quanto accaduto dieci anni prima. Rispetto al 2010 gli incidenti sulla rete primaria sono diminuiti del 48,3% (media Italia -44,5%), i morti del 45,2%, (media Italia -41,8%).
LE STRADE PIÙ PERICOLOSE - Tra le strade con il maggior numero di incidenti ci sono le Tangenziali di Milano, la Tangenziale Nord di Torino, la Diramazione di Catania A 18 dir, il Raccordo di Reggio Calabria, il Grande Raccordo Anulare e la Penetrazione Urbana della A24 a Roma. Le strade extraurbane con più sinistri sono la Statale 36 del Lago di Como e dello Spluga nel tratto in provincia di Monza Brianza, la SS 207 Nettunense in provincia di Latina, la SP 227 di Portofino in provincia di Genova e l’Asse interurbano di Bergamo.
DUE RUOTE E PEDONI - Tra gli utenti che finiscono per essere spesso coinvolti in un incidente stradale ci sono i motociclisti, considerati particolarmente vulnerabili (riguardano il 20,8%). Nel loro caso l’indice di mortalità è stato pari 5,2 morti ogni 100 mezzi rispetto all’1,4 delle auto. È in crescita invece il numero dei ciclisti, coinvolti nel 4,7% degli incidenti sulla rete viaria principale (era il 3,9 lo scorso anno). Il 3,4% degli incidenti sulla rete viaria principale è un investimento di pedone. Il numero maggiore dei casi si è registrato sulla Aurelia nei centri abitati di Vado Ligure e Ceriale in provincia di Savona, la Tosco Romagnola nel centro abitato di Pontassieve (FI), la statale Dello Stelvio presso il centro abitato di Tirano (SO), la statale Amalfitana nei pressi di Minori.