Assessore della Regione Veneto fin dal 2015, con deleghe (fra l’altro) all’Ambiente, al Clima e alla Protezione Civile, Gianpaolo Bottacin (nella foto qui sotto) ha un curriculum che include una laurea in ingegneria meccanica e una notevole competenza nel settore dei veicoli. Con lui abbiamo fatto una chiacchierata su come pensa che si possano conciliare mobilità individuale e rispetto dell’ambiente.
Negli otto anni che ha vissuto come assessore, come ha visto cambiare la percezione dell’automobile dal punto di vista delle emissioni?
La mobilità privata è messa sotto accusa da più parti, ma io ho una visione un po’ diversa. Innanzitutto, le fonti di inquinamento sono numerose. Ci sono l’ambito civile, quello industriale, l’agricoltura, e poi, certo, i trasporti. In quest’ultima categoria rientrano i veicoli su gomma e infine la sottocategoria delle automobili, che contribuisce in una percentuale inferiore al 10%. Non voglio sottovalutare il problema, sia chiaro. Dico però che un approccio efficace deve essere razionale, non ideologico, e tenere conto di tutte le fonti delle emissioni. Ecco perché, in Veneto, abbiamo sostenuto l’aggiornamento degli edifici, pubblici e privati, in un’ottica di maggiore efficienza energetica e di un riscaldamento più “pulito”. E poi, abbiamo investito nel rinnovo dei mezzi pubblici, dai pullman ai treni, nella creazione di piste ciclabili e anche negli incentivi che portano a rinnovare il parco circolante, e che abbiamo deciso di assegnare anche ai veicoli a benzina o diesel.
Non solo elettriche, quindi.
Esatto. Io non sono affatto contro le elettriche, anzi. Ma occorre valutare pro e contro di ogni soluzione, caso per caso. Non ha senso gettare la croce addosso alle attuali vetture con motori a combustione interna, che hanno emissioni nocive bassissime. Sostituire una Euro 1 con una Euro 6d, anche diesel, costituisce comunque un grande passo in avanti per l’ambiente, e per questo lo sosteniamo, anche se l’incentivazione cresce nei confronti dei mezzi con emissioni ancora più basse, o addirittura nulle. Anche qui comunque andrebbero fatte delle precisazioni, perché è vero che le elettriche non hanno un tubo di scarico, ma va considerato tutto il loro ciclo di vita. Costruirle e smaltirle comporta emissioni maggiori che con le auto a benzina o diesel, e poi produrre l’elettricità non è un processo a impatto zero per l’ambiente. Insomma, bene le elettriche, ma non condanniamo le altre a prescindere. Anche perché, se ampliamo l’orizzonte all’ambito planetario, ci sono grandi Paesi dove le regole sono molto più permissive delle nostre. Il nostro contributo è per forza di cose piccolo, e comunque ci stiamo dando molto da fare. I dati forniti dall’Arpa, l’agenzia per la protezione dell’ambiente, dicono che dal 2008 a oggi nel Veneto abbiamo dimezzato la presenza di ossidi di azoto e particolato nell’atmosfera, pur considerando che il Bacino Padano è una sorta di catino dove il ricambio dell’aria è difficile, oltre al fatto che si tratta di una zona molto popolata e industrializzata.
Di recente avete introdotto il sistema Move-In…
Sì, è un dispositivo ad applicazione volontaria che consente di usare – per un numero di chilometri contenuto - i veicoli con parecchi anni sulle spalle anche nelle zone a traffico limitato, da cui sarebbero esclusi perché troppo inquinanti. L’abbiamo studiato insieme al Piemonte, all’Emilia-Romagna e alla Lombardia - che l’ha adottato per prima data la presenza di zone molto popolate - per venire incontro a chi usa poco il suo mezzo, e non può impegnare una cifra impegnativa per comprarne uno nuovo. Pensiamo ai furgoni degli artigiani, che magari raggiungono una zona nel centro città e poi restano fermi tutto il giorno, o a chi è in pensione e sfrutta la sua auto quelle rare volte in cui deve fare una commissione. Move-In è una scatola nera che tiene conto dei chilometri percorsi nelle ztl, così da consentirne l’accesso solo a chi fa effettivamente un uso limitato del suo veicolo, causando un impatto ambientale trascurabile. Ripeto, comunque, per evitare equivoci: viene installato solo a chi ne fa richiesta. L’esborso richiesto è di soli 30 euro, e c’è un rispetto rigoroso della privacy su tutti i dati.
Che ne pensa, invece, dei limiti di velocità di 30 km/h in città?
Se ne parla da anni. E anche qui, evitando un approccio ideologico, servirebbe valutare caso per caso. In pieno centro, su strade strette, con poca visibilità e molto frequentate da pedoni e ciclisti, i 30 km/h hanno un senso dal punto di vista della sicurezza, così come possono averlo i 70 km/h sugli stradoni di periferia privi di incroci. Ma, quanto alle emissioni, andare a 30 km/h è controproducente. Per rispettare questo limite, occorre viaggiare in seconda, e così per coprire lo stesso tratto di strada il motore deve effettuare più combustioni che in terza marcia. E quindi…
Cosa state facendo invece per le colonnine a uso pubblico?
Ne supportiamo l’installazione, tramite bandi ai quali partecipano i Comuni. Del resto, sono strumenti indispensabili per agevolare l’utilizzo delle auto elettriche. Ma, non è tutto semplice come potrebbe sembrare. Spesso occorre aggiornare la rete a monte della colonnina, rendendola adatta alle potenze necessarie per ricaricare la batteria di un’auto. E questo comporta un allungamento dei tempi.
Un consiglio, allora, per chi deve comprare un’auto?
Nessun segreto. Bisogna informarsi bene e senza fretta, tenendo conto delle proprie esigenze. Per dire, chi percorre molta strada tutti i giorni non scarti a priori una diesel, mentre per chi di solito fa percorsi brevi e magari ha un’altra auto, un’elettrica può essere la scelta ideale. Mai partire da preconcetti, ma sforzarsi di fare una valutazione oggettiva. Del resto, l’automobile è l’investimento più importante dopo la casa, e vale la pena di dedicare tempo e attenzione alla sua scelta.