ACCUSE AMBIENTALI - L’Italia e altri cinque paesi UE sono stati deferiti alla Corte di Giustizia dell’Unione europea con l’accusa di non rispettare le norme sulla qualità dell’aria. Gli altri paesi sono la Francia, la Germania, la Gran Bretagna, l’Ungheria e la Romania. L’iniziativa è stata presa dalla Commissione europea che ha anche deciso di mantenere sotto sorveglianza la Spagna, la Slovacchia e la Repubblica Ceca. La decisione è arrivata al termine di una procedura di infrazione che la Commissione aveva aperto contro i nove paesi citati.
OSSIDI DI AZOTO E PARTICOLATO - Le argomentazioni assunte dalla Commissione per motivare le sue decisioni variano da paese a paese. Francia, Germania e Gran Bretagna sono accusate di rispettare i limiti di diossido di azoto (NO2) nell’aria; Italia, Ungheria e Romania invece sono chiamate a rispondere del fatto che non hanno ridotto la presenza di particolato nell’aria. I rinvii a giudizio sono conseguenze della mancata ottemperanza da parte dei paesi in questione di precise sollecitazioni rivolte loro dalla Commissione europea affinché rispettassero le norme esistenti in materia ambientale.
LE VICENDE PARTICOLARI - Per quanto concerne l’Italia la vicenda è legata alla presenza eccessiva di particolato nell’area della Pianura Padana, dove si registra una delle situazioni più gravi e per la quale l’Italia non ha assunto ancora misure concrete ed efficaci. Per Francia, Germania e Gran Bretagna si tratta invece di eccessiva concentrazione di ossidi di azoto in ampie regioni di quei paesi. Inoltre l’Italia è stata fatta oggetto di un altro provvedimento volto ad avere ulteriori chiarimenti a proposito delle emissioni della Fiat 500X, per la cui omologazione c’è il sospetto che siano state violate le norme comunitarie. La Commissione ha preso un provvedimento analogo anche contro la Germania, la Gran Bretagna e il Lussemburgo per quel che concerne i modelli Volkswagen.
RISCHIO SANZIONI SALATE - Le conseguenze del rinvio a giudizio davanti alla Corte di Giustizia dell’Unione europea possono essere pesanti sanzioni economiche, con vere e proprie “multe” da pagare all’Unione europea. SI vedrà ora quali saranno le decisioni della Corte.