PROSPETTIVE ZERO - Nel piano industriale della Fiat Chrysler Automobiles, non c'è posto per la
Lancia una realtà che, calendario alla mano, si porta sulle spalle 108 anni si storia. Fino al 2018 è previsto un solo modello, la Ypsilon: per il resto, nebbia completa. Lo spunto per queste riflessioni sulla Lancia viene anche dall'aver "ripescato" i rendering di questa pagina, opera di
Angelo Granata, che li ha realizzati nel 2013. Raffigurano quella che, nell'ipotesi del designer, potrebbe essere la
Delta di domani, fortemente ispirata alla forme squadrate di quella “mitica” del 1979 che nella seconda metà degli Anni 80 vinceva Mondiali Rally a iosa. La storia della Lancia è quella di un pioniere dell'innovazione, che ha introdotto molte delle soluzioni tecniche usate ancora oggi: la scocca portante e le sospensioni anteriori indipendenti (già negli Anni 30), il cambio a 5 rapporti, il motore V6, l'uso di leghe leggere, dei freni a disco e dell'iniezione, solo per citarne alcune.
CIAO CHIVASSO - È con gli Anni 90 che è iniziato il declino della Lancia: la nuova generazione della Delta (quella del '93) non ha avuto grande successo, e lo stesso si può dire dell'ambiziosa erede della Thema, la K. Si aggiunga anche la dismissione dello stabilimento di Chivasso da parte della proprietà Fiat (venduto nel '94 alla Carrozzeria Maggiora) e la diversificazione della gamma passate per la Z prima (monovolume ben poco differente da Fiat Ulysse, Peugeot 806 e Citroen Evasion) e la Lybra poi (la sostituta della Dedra non ha brillato per vendite) e la frittata è fatta: è rimasta solo l'erede della Y10 (venduta da noi col marchio Autobianchi, prima “firma Lancia” e in seguito soppresso dalla Fiat per fare spazio a quest'ultima), la Y basata sul pianale della prima Punto.
TRA FIAT E CHRYSLER - La Lancia è diventata, da azienda con tradizione di tecnologia, eleganza e sportività, produttore di utilitarie Fiat con forme ed equipaggiamenti più ricercati: un po' quello che era l'Autobianchi, appunto, con la A112 (condivideva il pianale con la Fiat 127) e la Y10 (una Panda prima serie “vestita a festa”). Un po' poco, per dirla tutta. E a poco, col senno di poi, è servito coordinare - dal 2011 in poi - la gamma Lancia con quella Chrysler per ottenere risultati: troppo poche le Thema (auto derivata dalla Chrysler 300) e le Flavia (derivata dalla Chrysler 200 Convertible) vendute. La monovolume Voyager ha fatto solo un po' meglio, ma anche lei non ha incontrato il favore che, forse, meritava: il mercato delle grosse monovolume, in generale, è in forte contrazione in tutta Europa.
DOPO IL 2018 - Questione di posizionamento, stavolta non della gamma ma del marchio stesso: “Il marchio Lancia non ha storia all’estero, e resterà solo in Italia” è la frase con cui Marchionne, lo scorso giugno, ha liquidato la presenza all'estero della Lancia, salvo poi usare bastone e carota. “Noi crediamo che Alfa Romeo superi di molto la Lancia e investiremo 5 miliardi di euro in 5 anni in essa”, salvo poi spiegare di avere in garage una “Delta HF integrale, la migliore di tutte”. Bene, a essere ottimisti a oltranza, dopo il costosissimo rilancio dell'Alfa, potrebbe toccare ad un'ancora più onerosa ricostruzione della Lancia. Per ora si può solo fantasticare di un futuro nel quale la Lancia compete con l'Audi per design e tecnologia all'avanguardia, l'Alfa Romeo se la vede con la BMW in termini di dinamicità della guida e stile grintoso e la Maserati si oppone alla Porsche per prestigio e sportività a tutto tondo.