Marcello Gandini: le 10 auto che hanno lasciato il segno 

Un po’ come nel caso della Lamborghini Diablo, l’Alfa Romeo Montreal, lanciata nel 1970 e rimasta in produzione per i successivi sette anni, si discosta un po’ dalle forme del prototipo disegnato da Marcello Gandini come show car sulla base meccanica della Giulia per l’esposizione internazionale di Montreal del 1967. Leggermente meno filante, ma dotata dello stesso, grande fascino, questa coupé mossa da un grintoso motore V8 è considerata l’antenata “spirituale” della 8C Competizione del 2007 e della 33 Stradale dei giorni nostri. 

“La piccola che sembrava una supercar”. Così, nel 2022, avevamo intitolato l’articolo dedicato ai cinquant’anni della Fiat X1/9 (leggilo qui), la piccola spider che la casa torinese ha prodotto dal 1972 al 1989. Il successo e la fama di questa sportiva si devono in larga parte la suo stile, opera di Marcello Gandini, che ispirandosi alla Runabout, piccola e originalissima barchetta su base Autobianchi A112 che aveva disegnato per la Bertone, dà forma a un’audace e grintosa linea a cuneo, con il tettuccio rigido smontabile e riponibile nel bagagliaio anteriore.

Con il suo look “da astronave”, la Lancia Stratos, tra le creazioni più apprezzate di Marcello Gandini, sembra atterrata dal futuro e ancora oggi le sue forme avveniristiche lasciano senza fiato. Il motore V6 di derivazione Ferrari e i numerosi successi nei rally negli anni ’70, culminati con la vittoria di tre Mondiali marche, hanno fatto il resto, spalancando le porte della leggenda alla super sportiva della casa torinese, prodotta in meno di 500 esemplari tra il 1973 e il 1975.

Per la Lamborghini Countach, che ha rappresentato il non plus ultra della gamma della casa del Toro dal 1973 al 1990, Marcello Gandini fa tabula rasa del passato: le forme morbide e affusolate della Miura lasciano il posto a spigoli e linee affilate che hanno tuttora il sapore unico e sorprendente del futuro. Quella sensazionale silhouette a cuneo ha fatto scuola, tant’è che, a distanza di oltre cinquant’anni, lo stile delle Lamborghini è inconfondibile.

Quella firmata da Marcello Gandini non può vantare la fama mondiale dell’omonima super utilitaria nata dalla matita di Sir Alec Issigonis negli anni ’50, ma la Innocenti Nuova Mini, rimasta in produzione per un ventennio, dal 1974 al 1993, rimane un esempio importante di vettura da città “intelligente”. Le sue forme squadrate, per l’epoca, erano quasi fantascienza, ma il vero asso nella manica di questa citycar è l’abitacolo, molto spazioso in rapporto ai ridottissimi ingombri esterni.   

La carrozzeria squadrata e tutta spigoli della Citroën BX non è il risultato di un divertissement volto a dare a ogni costo un taglio netto col passato. Le forme dell’auto che nel 1982 raccoglie l’eredità della berlina GSA, e che rimane sulla breccia fino al 1994, sono il risultato di un attento studio aerodinamico da parte di Marcello Gandini. Tra i segni particolari di quest’auto, che con oltre 2,3 milioni di esemplari venduti è stata un grande successo per la casa francese, il muso sottile e inclinato privo di aperture, il passaruota anteriore di forma trapezoidale e quello posteriore carenato, l’ampio montante C con alla base tre feritoie orizzontali e il portellone che scende verso il basso, congiungendosi alla bassa linea di cintura. 

Partendo dalla coupé del Tridente disegnata a inizio anni ’80 da Pieragelo Andreani, Marcello Gandini dà forma a una fuoriserie dalle linee esotiche e aggressive: la Maserati Shamal. Per snellire il massiccio corpo vettura il designer torinese “dipinge” il montante centrale di nero e inclina maggiormente il lunotto, ma la firma inconfondibile del maestro resta il passaruota posteriore, che ricorda quello della prima Lamborghini Countach. Costruita dal 1989 al 1995 in meno di 400 esemplari, questa grintosa coupé è oggi uno dei modelli più ambiti dai collezionisti tra quelli della lunga dinastia delle Biturbo. 

Pur influenzato dal gusto degli stilisti della Chrysler, che aveva acquisto la casa emiliana nel 1987, il look della Lamborghini Diablo racchiude l’essenza dei primi disegni di Marcello Gandini, che aveva immaginato un’auto ancora più aggressiva, ma nonostante le modifiche apportate dal team guidato da Tom Gal accetta comunque di firmare il modello che vede le luci della catena di montaggio nel 1990 e esce di scena nel 2001, cedendo il testimone alla Murciélago.