LA RISPOSTA DI MARCHIONNE - Continua il botta e risposta tra il ministro Claudio Scajola e il numero uno della Fiat, Sergio Marchionne. A pochi giorni dalle parole pronunciate dal ministro dello Sviluppo Economico (a destra in foto, insieme a Marchionne) che sosteneva fosse una “follia” chiudere gli stabilimenti di Termini Imerese, è giunta la secca risposta del Lingotto.
“Prima di parlare, uno dovrebbe capire i dati. E se uno li capisce poi tira conclusioni diverse”, ha detto Marchionne. La tensione tra il ministro e la Fiat continua dunque a essere alta e non rimane che attendere gli sviluppi della vicenda durante l'incontro fissato per martedì prossimo a Roma.
LA DISPONIBILITÀ DEL GOVERNO - Intanto il ministro Scajola ha già tentato di buttare acqua sul fuoco. “Non si può fermare o far crollare un polo industriale come Termini. Nel tempo gli investimenti della Fiat e quelli pubblici sono stati consistenti e oggi c´è la disponibilità di Regione e Governo a proseguire” .
ADDIO TERMINI - La polemica è nata dopo le dichiarazioni che la Fiat intende chiudere la fabbrica siciliana a partire dal 2011. La nuova Lancia Ypsilon infatti passerà dallo stabilimento siciliano a quello polacco di Tichy. Un annuncio che ha creato due vere e proprie fazioni opposte.
NON C'È FUTURO - Da un lato c'e chi pensa che chiudere Termini significhi distruggere anche il cosiddetto "indotto", cioè tutti i fornitori di quello stabilimento. Dall'altro c'è chi pensa che lo stabilimento siciliano non abbia futuro. Secondo quanto riporta il Sole24Ore, Antonio Pùrpura, un professore di economia dell'università di Palermo, sostiene che i costi di logistica di Termini Imerese non sono più sostenibili. Tenerla in attività sarebbe, secondo il professore, una proposta conveniente solo da un punto di vista politico ma non economico.
TROPPO ALTI I COSTI - In attesa dell'incontro con il Governo, Sergio Marchionne sostiene che non sarà possibile tenere aperti tutti gli stabilimenti italiani della Fiat. “Siamo pronti a discutere con il governo ma in Italia abbiamo sei stabilimenti e produciamo l'equivalente di quello che si realizza in una sola fabbrica in Brasile. Questo è fuori da ogni logica industriale, riflette una realtà che non c'è più".