BRACCIO DI FERRO - Dopo aver incontrato ieri i sindacati, il ministro dello Sviluppo economico, Claudio Scajola, oggi incontrerà Sergio Marchionne. Un faccia a faccia che molto probabilmente non porrà fine al braccio di ferro tra governo e l'amministratore delegato Fiat, ma aprirà uno spiraglio sui piani industriali in Italia del Gruppo e sulle sorti dell'impianto di Termini Imerese, al centro delle disputa.
PUNTA DI VISTA DELLA FIAT - Secondo quanto trapelato in questi giorni (leggi qui la news), le posizioni sembrano essere piuttosto chiare. Da una parte Sergio Marchionne vorrebbe rivedere il piano di produzione in Italia perché considerato poco efficiente e troppo costoso (leggi qui la news). A sostegno della sua tesi, l'amministratore delegato della Fiat fa notare che in Brasile e Polonia, dove sono presenti impianti del Gruppo torinese, il volume di auto prodotte l'anno è lo stesso dell'Italia ma con circa un terzo della forza lavoro. Non solo, produrre un'auto a Termini Imerese, l'impianto più a rischio di chiusura, costerebbe mille euro in più per la logistica “poco strategica” della Sicilia verso l'estero e la mancaza di infrastrutture.
Quello che ancora non si è detto, ma che in tanti temono, sindacati per primi, è che l'asse di produzione del Gruppo Fiat si possa spostare dall'Italia all'estero. Specialmente ora che i nuovi mercati emergenti come America Latina, India e Cina, sono diventati una grande realtà per tutti i Costruttori.
PUNTO DI VISTA DEL GOVERNO - Dall'altra parte, il ministro Scajola vuole garanzie che la Fiat continui ad investire nel Bel Paese. In accordo ai dati dell'Unrae, l'associazione dei Costruttori esteri, in Italia il rapporto tra le vetture prodotte e quelle immatricolate è solo del 30,5%, contro il 179% della Germania, il 166% della Spagna e il 105% della Francia. Un dato sul quale il ministro oggi dovrebbe aprire il confronto con Sergio Marchionne per chiedere quali azioni si possano intraprendere affinché la Fiat aumenti i suoi investimenti in Italia. Un tema che trova l'appoggio dei sindacati che vorrebbero un ritorno della produzioni di 1,6 milioni di auto nel nostro paese contro le sole 650 mila del 2008.
FINE ANNO - Sul tavolo della trattativa c'è anche la proroga anche per il 2010 degli ecoincetivi, ritenuti fondamentali in Italia e in Europa da Sergio Marchionne per sostenere il mercato dell'auto. Necessari ma “legittimi” solo se aiuteranno l'economia italiana e non solo la Fiat, secondo il ministro Scajola. In attesa di veder svelato il piano industriale della Fiat (il 20 o il 21 dicembre), vi terremo aggiornati sui prossimi sviluppi, a cominciare dall'incontro di oggi. La trattativa si annuncia ancora lunga e intensa.