La “ressa” di dicembre nelle concessionarie tedesche ha portato a far lievitare i volumi mensili del 38,1% a oltre 341.000 immatricolazioni di auto nuove e far chiudere in attivo un 2022 che si era trascinato molto stancamente fino all'autunno. L'Autorità federale dei trasporti, KBA, ha tirato le somme contabilizzando 2,65 milioni di registrazioni, con un rimbalzo dell'1,1% rispetto al 2021, ma ampiamente sotto i livelli degli anni che hanno preceduto la pandemia (-23%). Per la Germania si tratta del secondo peggior andamento del mercato dalla riunificazione tedesca, conclusa nel 1991.
I privati in particolare (+5%) hanno fatto le corse per riuscire a sfruttare gli incentivi pubblici, che fino a fine anno raggiungevano i 6.000 euro per le elettriche pure con un listino fino a 40.000 euro Iva esclusa (5.000 per i modelli fra 40.000 e 65.000 euro) e i 4.500 per le plug-in (3.750). Compreso il contributo obbligatorio dei costruttori, pari alla metà di quello governativo, i bonus erano compresi fra 9.000 e 5.625 euro.
Il governo di coalizione, il “semaforo” fra socialdemocratici (rosso), verdi e liberali (giallo), che ha già fissato un obiettivo di 15 milioni di auto a emissioni zero entro il 2030, ha varato la riduzione dei finanziamenti. Dal primo gennaio 2023 il contributo pubblico scende a 4.500 per le elettriche fino a 40.000 euro e a 3.000 per quelle fino a 65.000. Non solo: da settembre l'incentivo sarà riservato solo ai privati e con il 2024 scende a 3.000 e solo per le auto fino a 45.000 euro.
L'impressione è che più che il contributo in sé, la spinta al mercato sia arrivata dalla paura di perderlo. Almeno per quanto riguarda il contenimento delle emissioni l'operazione ha avuto successo perché quelle di CO2 della flotta di nuova immatricolazione sono scese di quasi l'8%, da 118,7 a 109,6 g/km
Si tratta dell'effetto congiunto tra l'aumento delle elettrificate, che hanno sfiorato il 49% di quota, e il calo di quelle a benzina (-11,2%, ma comunque quasi un terzo dei volumi complessivi) e a gasolio (dal 20% del 2021 al 17,8% di quest'anno). Nel 2022 in Germania sono state consegnate 470.559 auto a batteria (+32,2%), pari al 17,7% del totale, e 827.321 ibride, 362.093 delle quali plug-in, in aumento dell'11,3% e con una quota del 13,7%. In termini di crescita, la strategia dell'esecutivo sembra aver favorito Stellantis che con DS, Jeep e Alfa Romeo ha tre dei quattro marchi che in dicembre hanno visto i volumi lievitare addirittura in tripla cifra: +374,2% (+91,2% nei dodici mesi), +206,4% (+27,3%) e +166,8% (+22,3%). Il quarto è Tesla (+162,7%) che ha targato oltre 17.500 macchine (5,6% di quota) circa tre volte quelle consegnate dei tre brand del secondo gruppo europeo (+76,2% nel 2022). Lo scorso anno in Germania la casa automobilistica che è cresciuta di più è stata tuttavia Polestar, controllata da Volvo a sua volta di proprietà di Geely: +166,4%, ma con una quota dello 0,3%, peraltro la stessa di un costruttore storico come Honda, che ha venduto 700 auto in più.
Volkswagen si è confermato il marchio più venduto con una quota del 18,1% (-1,8%) e quasi 491.000 immatricolazioni seguito da Mercedes con il 9,2% (+8,3%) e da Audi con l'8% (+17,3%) che ha scavalcato BMW con il 7,9% (-5,7%). La prima casa estera, peraltro di proprietà del gruppo VW, è Skoda con il 5,4% di penetrazione (-3,9%), mentre il costruttore asiatico con lo share più importante è Hyundai (4%). Smart, la joint venture fra Mercedes e Geely che ha ceduto il 49,3%, e Suzuki, che è arretrata del 43,1%, sono i brand che hanno perso di più.