MELFI OLTRE MELFI - La recente presentazione dei programmi del gruppo Fiat per lo stabilimento di Melfi (qui la news), ovviamente in Italia è stata valutata e commentata soprattutto come un momento rilevante per le sorti della produzione e quindi dei destini della Fiat (e dell’occupazione ad essa connessa). In realtà quanto comunicato nell’occasione ha notevole peso strategico anche per la Jeep, il marchio del gruppo Chrysler specializzato in veicoli fuoristrada. L’amministratore delegato del gruppo Fiat ha infatti presentato un piano industriale in cui un peso notevole lo ha la produzione in Italia.

La Compass.
IL FULCRO JEEP - Il nuovo modello Jeep prodotto in Italia rappresenta una tappa nello sviluppo del marchio; uno sviluppo che secondo la strategia di Marchionne deve avvenire soprattutto sui mercati extramericani. Vista nell’ottica italiana, questa strategia significa la proficua complementarietà tra le necessità dei siti industriali nel nostro Paese e quella della Jeep. Se per i primi è chiaro che ciò che occorre è avere compiti produttivi inerenti modelli che possano essere venduti non solo in Italia, per la Jeep c’è bisogno di ampliare la gamma per accrescere il proprio peso nel mondo. Tale obiettivo della casa americana - sorta come marchio 62 anni fa - è confermato dalle ultime notizie sui suoi piani in tema di nuovi modelli. Secondo un report dell’agenzia Reuters, i programmi Jeep prevedono un allargamento della gamma da quattro ad almeno sei modelli. E questo entro il non lontano 2016.
INTRECCIO FIAT-JEEP - Secondo quanto riportato dalla Reuters, tre di questi modelli saranno prodotti sulla base di piattaforme Fiat, anche dando luogo a coppie di modelli “gemelli” ma con i marchi Alfa Romeo e Maserati. La nuova strategia intende sfruttare il rilievo che il marchio Jeep ha a livello globale, e che nessun altra marca del gruppo ha nel mondo. I dati di mercato pare stiano dando ragione a questa nuova visione. A novembre le vendite Jeep negli Usa sono aumentate del 16%, mentre la gamma Jeep è venduta in 120 Paesi al mondo, con previsioni che parlano di 675 mila unità vendute al termine del 2012, di cui circa 218 mila fuori dagli Usa.
La Wrangler.
SULLE DUE SPONDE DELL’ATLANTICO - In questa ottica Marchionne ha anche affermato che in futuro ogni modello Jeep - a parte il sempreverde Wrangler - vedrà la sua meccanica, la sua piattaforma e la sua impostazione condivisa con uno o più modelli di altri marchi del gruppo Fiat. Il primo esempio possibile è il piccolo modello annunciato da Marchionne nella giornata di Melfi, con relativo investimento di 1,3 miliardi di euro. Oltre a questo impegno, dall’altra parte dell’Oceano è stato annunciato un investimento di 1,7 miliardi di dollari per l’adattamento dello stabilimento di Toledo, nell’Ohio, per la produzione del modello Jeep di medie dimensioni che in pratica sarà la nuova Cherokee (che negli Usa si chiama Liberty), e che dovrebbe essere anche prodotto con marchio Alfa Romeo, nel 2015. La piattaforma impiegata sarà la C-wide, la stessa utilizzata per la Dodge Dart, che è un pianale Fiat.
CAMBIA ANCHE LA WRANGLER - Lo stabilimento Chrysler di Detroit è invece la sede produttiva della Grand Cherokee (nella foto più in alto) sottoposta a restyling nel 2013, della quale ci dovrebbe essere una versione ancora più grande e lussuosa, a sette posti, che dovrebbe chiamarsi Grand Wagoneer. Oltre a ciò non mancherà un modello intermedio che nel 2014 dovrà sostituire l’accoppiata Compass e Patriot. Anche in questo caso la produzione avverrà negli Usa e il modello sarà destinato a essere venduto su tutti i mercati. Infine, i progettisti sono anche al lavoro per la definizione dei modelli che nel biennio 2016-2017 sostituiranno la Wrangler e la Grand Cherokee cioè le due Jeep che negli Usa vendono qualcosa come 470 mila unità in un anno.