IL GOVERNO NON CEDE - Torna a far discutere la questione dei possibili pedaggi sulle tratte Anas (il gestore della rete stradale e autostradale italiana di interesse nazionale), fra cui il Grande raccordo anulare di Roma (nella foto sopra), l’autostrada Salerno-Reggio Calabria, la Roma-Fiumicino e il raccordo Siena-Firenze: è il viceministro dei Trasporti, Roberto Castelli, a scatenare le polemiche, ribadendo (nei giorni scorsi, in commissione Ambiente della Camera) il sì alle nuove tasse. Che trova d’accordo il presidente dell’Anas, Pietro Ciucci. Immediata la risposta del Partito democratico, del presidente della regione Lazio, Renata Polverini, del numero uno della provincia di Roma, Nicola Zingaretti, nonché del sindaco della capitale, Gianni Alemanno (che già tempo fa aveva polemicamente dichiarato di essere disposto a sfondare i caselli sul Gra): no al nuovo balzello per gli automobilisti.
È TUTTO FERMO - La vicenda (molto complessa, per via di più decreti che riguardano diversi tratte) nasce l’anno scorso, quando una legge introduce i pedaggi su autostrade e raccordi in gestione diretta Anas (o li aumenta, lì dove esistenti). Ma diversi enti locali si oppongono, ricorrono al Tar del Lazio e vincono: risultato, pedaggi (o rincari) bloccati. Con questa motivazione: “È richiesta una prestazione patrimoniale aggiuntiva che prescinderebbe dall’utilizzo concreto del tratto viario interessato dal pedaggio”: su alcune tratte è ingiusto far pagare al casello chi poi non si immette in autostrada. Partita chiusa? Macché: Castelli non rinuncia. Ora si attende un decreto della presidenza del Consiglio che indichi le tratte Anas sottoposte a pedaggio (su 1300 chilometri totali). Alla base del problema c’è che, dal 1° gennaio 2011, l’Anas non riceve più gli stanziamenti statali: per divenire autonomo, servono i soldi dei cittadini.