MI RIPRENDO L’INFOTAINMENT - Apple CarPlay è sempre più nel mirino dalle case automobilistiche. La GM è solo l’ultimo dei costruttori che ha deciso di non dotare più le sue vetture della piattaforma della mela morsicata, seguendo l’esempio della Tesla e della Rivian. Le case provano così a tornare ad avere il controllo dei sistemi di infotainment dei propri veicoli, dopo che per quasi un decennio hanno puntato al mirroring degli smartphone con sistemi come CarPlay e Android Auto. Il motivo? Principalmente economico, visto che tramite gli schermi dell’infotainment puntano a vendere ai conducenti funzionalità aggiuntive e abbonamenti per le proprie vetture.
PRIVATIZZAZIONE DELLA TECNOLOGIA - Per ora la GM limita il veto su CarPlay ai suoi modelli elettrici, lasciandolo invece a bordo dei veicoli con motore a combustione. Un passo indietro che però rischia di rappresentare un autogol per le vendite, visto che già molti automobilisti statunitensi hanno affermato che non prenderanno in considerazione auto senza Apple CarPlay a bordo. Del resto, negli Stati Uniti, gli iPhone rappresentavano a dicembre il 57% del mercato degli smartphone.
ANDROID AUTOMOTIVE - Ma la GM non sembra sentire ragioni e prosegue per la sua strada, progettando una nuova interfaccia utilizzando Android Automotive, la piattaforma open source di Google diversa da Android Auto. La prima infatti è installata direttamente sulla vettura ed è personalizzabile (e controllabile) da ogni casa, la seconda invece si limita al mirroring (con o senza fili) dei contenuti del telefono. I conducenti dei veicoli elettrici della GM potranno comunque ancora connettere i loro telefoni alle vetture tramite Bluetooth per effettuare chiamate o ascoltare la musica.
UN SACCO DI SOLDI - Tornare in possesso dei sistemi di infotainment per le case potrebbe generare un giro d’affari notevole. La GM ha dichiarato di aspettarsi fino a 25 miliardi di dollari di entrate annuali da software e abbonamenti. Negli USA, la Tesla già oggi fa pagare un abbonamento da 199 dollari al mese per l’aggiornamento del suo sistema di guida autonoma e 3.000 dollari all’anno per l’abbonamento al software diagnostico. McKinsey & Co., società internazionale di consulenza strategica, stima che questi sistemi potrebbero generare tra i 250 e i 400 miliardi di dollari di valore incrementale annuo per le aziende automobilistiche entro il 2030.
NO AGLI ABBONAMENTI - Resta da vedere come saranno accolte queste nuove strategie dagli automobilisti. Un sondaggio condotto da Cox Automotive nell’aprile del 2022 ha dimostrato come tre quarti degli automobilisti statunitensi non sono disposti a pagare un abbonamento per la maggior parte degli equipaggiamenti dei loro veicoli. Si aspettano invece che dotazioni come l’assistenza al mantenimento della corsia o i sedili riscaldati vendano pagati al momento dell’acquisto dell’auto e non con una quota da pagare ogni mese.