SCONTRO MAI VISTO - Ha avuto conseguenze imprevedibili - anche se forse non sorprendenti - la decisione della Fiat di dichiarare formalmente annullato il piano “Fabbrica Italia” lanciato nel 2010 e contenente impegni per 20 miliardi di investimenti da parte della Fiat a fronte di un cambiamento profondo dei rapporti tra azienda e lavoratori. Il tutto con il rinvio al 30 ottobre per sapere qualcosa sulle intenzioni della Fiat. La reazione imprevista è stata soprattutto quella dell’industriale calzaturiero Diego Della Valle (foto sopra) che ha emesso una nota in cui stigmatizza il comportamento della Fiat, sostenendo esplicitamente che le scelte compiute sono state sbagliate e che il problema non sono certo i lavoratori ma il management e gli azionisti.
GIUDIZI MOLTO DURI - Tranciante è stato il giudizio emesso nei confronti sia degli azionisti Fiat che dell’amministratore delegato Sergio Marchionne, giudicato “inadeguato”. Al vetriolo le parole messe nero su bianco: “Continua - ha fatto sapere l’industriale marchigiano creatore delle scarpe Tod’s - questo ridicolo e purtroppo tragico teatrino degli annunci ad effetto da parte della Fiat, del suo inadeguato Amministratore Delegato e in subordine del Presidente. Assistiamo infatti da alcuni anni a frequentissime conferenze stampa nelle quali, da parte di questi Signori, viene detto tutto e poi il contrario di tutto, purché sia garantito l’effetto mediatico, che sembra essere la cosa più importante da ottenere, al di là della qualità e della coerenza delle cose che si dicono”.
AL DI LÀ DELLE SCELTE INDUISTRIALI - La netta critica si riferisce appunto al comunicato della Fiat con cui è stato accantonato l’accordo “Fabbrica Italia”. Secondo Della Valle, “Con il comunicato rilasciato ai giornalisti oggi, Marchionne e Company hanno superato ogni aspettativa riuscendo, con alcune righe, a cancellare importanti impegni che avevano preso nelle sedi opportune nei confronti dei loro dipendenti, del Governo e quindi del Paese. Ma si rendono conto questi supponenti Signori dello stato d’animo che possono avere oggi le migliaia di lavoratori della Fiat e i loro familiari di fronte alle pesanti parole da loro pronunciate e alle prospettive che queste fanno presagire? Il vero problema della Fiat non sono i lavoratori, l’Italia o la crisi (che sicuramente esiste): il vero problema sono i suoi azionisti di riferimento e il suo Amministratore Delegato. Sono loro che stanno facendo le scelte sbagliate o, peggio ancora, le scelte più convenienti per loro e i loro obiettivi, senza minimamente curarsi degli interessi e delle necessità del Paese".
DIFESA DEL MADE IN ITALY (SANO) - Della Valle non vuole neanche correre il rischio di vedere confusa tutta l’imprenditoria italiana con la Fiat, i suoi azionisti di riferimento (la famiglia Agnelli) e il suo management. Eloquenti le sue parole in proposito: “È bene comunque che questi “furbetti cosmopoliti” sappiano che gli imprenditori italiani seri, che vivono veramente di concorrenza e competitività, che rispettano i propri lavoratori e sono orgogliosi di essere italiani, non vogliono in nessun modo essere accomunati a persone come loro”.
MONTEZEMOLO “ROMPE” CON L’AMICO - Alle parole sferzanti di Diego Della Valle ha risposto Luca Montezemolo, che oltre a essere presidente della Ferrari - notoriamente appartenente al gruppo Fiat - è anche amico e socio in affari di Diego Della Valle. Montezemolo ha reagito con un giudizio totalmente negativo sulle parole di Della Valle: “Espressioni come quelle usate da Diego sono assolutamente inaccettabili e non dovrebbero mai far parte di una dialettica tra imprenditori. Tanto più che coinvolgono imprenditori che in settori diversi affrontano una difficile competizione su mercati mondiali”.
NODI AL PETTINE - La questione è tutt’altro che uno scontro puramente dialettico. Una volta tanto argomento del contendere sono cose concrete, legate all’economia, al lavoro, alle prospettive industriali dell’Italia, non della società per azioni Fiat e dei suoi azionisti. In ballo c’è il futuro di importanti attività in Italia. Perché un conto è ragionare di Fiat che si salva e magari guadagna negli altri continenti, un conto parlare della presenza produttiva della Fiat in Italia.
ROMITI D’ACCORDO CON DELLA VALLE - Che il tema sia scottante - forse un’apertura del preconizzato e temuto “autunno caldo” italiano - lo confermano altre prese di posizione. Perché l’attacco di Della Valle non è stata l’unica reazione imprevedibile all’iniziativa della Fiat. Non meno notevoli sono le parole spese da Cesare Romiti - per anni a capo proprio del gruppo Fiat - a sostegno delle parole di Diego Della Valle; parole che colgono l’essenza della questione prendendo le mosse dalle scelte della Fiat: “Quando un’azienda automobilistica interrompe la progettazione vuol dire che è destinata a morire” sono state le parole di Romiti a proposito della decisione della Fiat di mettere da parte il piano “Fabbrica Italia”. E una vera sorpresa sono le considerazioni fatte da Romiti sui sindacati: “Uno dei principali colpevoli è il sindacato assente che, tranne la Fiom, non hanno fatto nulla” per impedire le scelte Fiat. Ed è davvero clamoroso sentire Cesare Romiti avere parole positive nei confronti del sindacato Fiom, il sindacato “rosso” (non Ferrari).