All’incontro organizzato con i giornalisti italiani al Salone di Parigi, Laurens van den Acker (foto sopra insieme alla Clio wagon) si presenta con un completo grigio e un paio di squillanti scarpe rosse. L’accostamento è sbarazzino e fuori dagli schemi, ma da uno stilista è normale aspettarsi un pizzico di originalità. L’olandese, infatti, è il numero uno dello stile di casa Renault; per la precisione, è vicepresidente del corporate design, e riferisce direttamente all’amministratore delegato, Carlos Tavares. Guardandoci intorno, poi, capiamo che quel tocco di rosso non è legato solo al gusto di van den Acker, ma vuole richiamare il colore di gran parte delle vetture che popolano lo stand del costruttore francese: sono esemplari della nuova Clio, la prima auto di serie che adotta in pieno il nuovo stile della Renault, sviluppato da van den Acker e dai suoi collaboratori e che era stato anticipato da prototipi come la DeZir e, in parte, dalla Twingo rinnovata (ne avevamo parlato qui). Ma lasciamo allo stilista olandese il compito di parlare della nuova “quattro metri”.
Una famigliare dall'immagine sportiva: è la Clio Break.
Sentimento e ragione
“La Clio è stata sviluppata e nasce in un periodo non propriamente facile, di crisi economica generalizzata, e anche per questo motivo abbiamo cercato di creare una vettura che regali emozioni, che faccia sognare, pur mantenendo un’apprezzabile praticità. Per definire il concetto, potrei dire che la Clio è un’auto francese, e i francesi si pongono un po’ a metà tra la passionalità dei popoli del sud dell’Europa, come gli italiani, e la fredda razionalità tipica dei tedeschi. Ecco, in fase di progetto abbiamo voluto unire questi due mondi, che io sintetizzo con i termini bellezza e cervello. La bellezza si riferisce alle forme semplici e arrotondate, ma ravvivate da macchie di colore molto nette, come gli inserti alla base della fiancata o la mascherina; decisamente particolari sono anche i fari, che formano uno sguardo espressivo. Complessivamente, si tratta di forme che non esito a definire umane e sensuali, e che richiamano quelle del prototipo DeZir. Quanto al cervello, basta pensare ai motori tecnologicamente avanzati, come il tre cilindri turbo a benzina (vedi il primo contatto qui), e all’R-Link, un sistema radio-navigatore-Bluetooth con un grande schermo a sfioramento di 7” e comandabile anche a voce.”
Una Clio nello stand della Renault al Salone di Parigi.
Al primo posto, la linea
Alla domanda se la nuova Clio non sia fin troppo giovanile per essere apprezzata dai clienti del precedente modello, molto più tradizionale, van den Acker risponde con i numeri. “Quando si disegna una nuova vettura, prima di dare il via definitivo al progetto vengono fatte delle verifiche, per capire se piace o meno. Ebbene, il 70% delle 300 persone che l’hanno vista in anteprima (150 proprietari di una Clio terza serie e 150 no) l’hanno apprezzata; si tratta di una percentuale elevata.” E cosa pensa van den Acker della Clio della serie precedente? “Era un’auto valida, che andava benissimo, ma non è stata apprezzata appieno. Pensiamo che all’origine di questo successo un po’ mancato ci sia proprio lo stile. L’auto era stata disegnata dall’interno verso l’esterno. Con questo, voglio dire che la linea e le sue proporzioni erano venute come conseguenza delle esigenze di spazio; piuttosto alta, la Clio dava anche l’idea di essere poco piantata per terra. Noi abbiamo scelto il percorso contrario: abbiamo cercato innanzitutto delle forme piacevoli, riducendo l’altezza, creando delle spalle più forti nella zona posteriore, posizionando le ruote a filo della carrozzeria invece che spostate verso l’interno. Così, la linea è sicuramente più fluida. Inoltre, grazie alla riprogettazione di tutta la vettura, non abbiamo dovuto rinunciare allo spazio.” A proposito, qui a Parigi c’è anche la versione wagon, praticamente definitiva. Pare ben proporzionata, il che non accade spesso tra le famigiliari di queste dimensioni… “Sì, siamo molto soddisfatti del risultato”, risponde compiaciuto van den Acker. “Forse siamo stati aiutati dalla scelta di fare una coda completamente diversa da quella della berlina.”
Gli interni della nuova Clio.
Niente tre porte, grande risparmio
Per la prima volta, non ci sarà una Clio con tre sole porte. Perché? “Data la linea filante che abbiamo ottenuto, e grazie anche alle maniglie posteriori nascoste dietro il finestrino, non avrebbe avuto senso fare una versione con tre sportelli”, afferma convinto lo stilista. “Non saremmo riusciti a ottenere una maggiore sportività. Inoltre, così risparmiamo parecchio: lo sviluppo della tre porte, infatti, avrebbe comportato notevoli costi supplementari, per un’auto che comunque si sarebbe dovuta vendere a un prezzo inferiore.”
Quattro generazioni della Clio a confronto.
Dacia e Renault: due strade ben distinte
Nello stand della Dacia, marchio low cost della Renault, debutta la Sandero profondamente rinnovata. Ne è altrettanto soddisfatto? “Sì, sono fiero del fatto che la Sandero e la Clio, auto delle stesse dimensioni e provenienti dallo stesso costruttore, siano completamente diverse l’una dall’altra”, risponde van den Acker. “Del resto, abbiamo prestato molta attenzione al proposito, e si tratta di un discorso che varrà anche per i modelli futuri. Le Dacia, vetture che puntano sulla sostanza, devono avere forme razionali, e dare un’idea immediata di robustezza; le Renault, invece, devono riuscire a regalare emozioni. Inoltre, i nostri piani per gli anni a venire prevedono una differenziazione ancora maggiore, perché con il marchio Renault svilupperemo una o due linee di prodotto che si posizioneranno sopra i modelli normali: quella del lusso, che è già una certezza, e quella della sportività.” Cosa significa nello specifico? Nasceranno nuovi modelli? “Per il lusso, continueremo a utilizzare il marchio Initiale (in questo momento riservato alla grossa monovolume Espace, ndr) per contraddistinguere allestimenti particolarmente curati e ben rifiniti, estendendolo anche ai modelli più piccoli; inizieremo nel 2013, proprio con la Clio. L’altro filone, quello della sportività, potrebbe vedere la rinascita del marchio Alpine; dico potrebbe, perché il programma non è ancora confermato (vedi anche qui).